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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Il mio 20 luglio. Davide Rosci dal carcere di Teramo.

Il mio 20 luglio. Davide Rosci dal carcere di Teramo.

Il mio 20 luglio… con Rabbia e Amore. Lettera di Davide Rosci dal carcere di Teramo

Avevo poco più di diciotto anni quel 20 luglio del 2001 e la politica non era tra i miei principali interessi. Si, mi consideravo un comunista ma di fatto non sapevo cosa significasse bene quella parola. Mio nonno con orgoglio diceva di esserlo e questo per me già bastava per considerarmi anche io un compagno; l’odio che avvertivo verso ogni fascismo faceva il resto.

Ricordo il caldo asfissiante e tre amici fuori le sale dell’ “Esco-Bar” a contare i soldi per salire a Genova. Quella manifestazione avrebbe segnato il nuovo secolo, con 10 mila lire in tre dove vai?? Questo mi ripetevo!

Ma che cazzo te ne frega! Tanto il treno è gratis, saliamo da portoghesi e poi su ci arrangiamo

Non so se ho preso la scelta giusta o sbagliata, fatto sta che alla fine sono rimasto a Teramo.

Sono passati 15 anni dall’omicidio di Carlo e solo oggi, nel silenzio di questa cella, ripercorro quella giornata e la porto su carta.

Se fossi uno scrittore dovrei ora narrare degli scontri tra i fantomatici Black Block e “l’esercito messicano”, dei pacifisti, della rete Lilliput e le loro mani alzate che si piegavano a suon di manganellate, il sangue, il troppo sangue, via tolemaide, il land rover, di un ragazzo con il passamontagna riverso sul selciato e poi un poliziotto che sentenziava su chi avesse freddato Carlo.

“Sei stato tu con il tuo  sasso. Tu lo hai ucciso”

Si sbagliava non ci sono colpevoli. Cosi è stato deciso. Punto!

“Nessuno”, l’imprevedibile killer che appare nelle manifestazioni, nei commissariati, nelle carceri e che poi scompare nel nulla aveva colpito ancora.

Penso che da buon scrittore possano bastare queste poche righe per ripercorrere quella giornata, ma da compagno credo che non sarà mai possibile porre fine a quel 20 luglio. Il 20 luglio di Genova si ripresenta quotidianamente e quelle immagini di violenza non conoscono tramonto.

A cadenze fisse i manganelli tornano a riportare l’ordine costituito su chi non si piega ad un mondo ingiusto e proiettili partiti “accidentalmente” spezzano le vite di ragazzi come me, come noi.

Cercarono la nostra resa, ma uccidendo Carlo hanno attivato nei nostri cuori un meccanismo che non potranno più fermare.

Sappia il “Signor Nessuno” che non ci rassegneremo mai, siamo solo in cammino, quel mondo migliore nel ricordo di Carlo lo realizzeremo.

Con Rabbia e Amore!

Davide

Carcere di Castrogno, Teramo 20 luglio 2016     (da Osservatorio sulla Repressione)

Solidarietà agli operai licenziati da fiat Pomigli...
Piazza Statuto, Torino, luglio 1962
 

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