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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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Povertà è bello… ce lo dice Grillo!

Povertà è bello… ce lo dice Grillo!

Nei suoi auguri di fine anno il Grillo Qualunque, prende a prestito uno scritto di Goffredo Parise del 1974 contro il consumismo per indicare agli italiani un modello di vita nei tempi di crisi del capitalismo. Si tratta della ridistribuzione della ricchezza socialmente prodotta, penserà forse qualcuno? Il conflitto sociale per riprenderci quanto ci viene quotidianamente estorto, ipotizzerà qualche “antagonista per Grillo”? No, nulla di tutto questo.

Il testo dello scrittore che titola “Il rimedio è la povertà”, è un breve scritto in cui Parise (scrittore e giornalista del Corriere) critica il consumismo in questi termini: “Povertà non è miseria, come credono i miei obiettori di sinistra. Povertà non è “comunismo”, come credono i miei rozzi obiettori di destra. Povertà è una ideologia, politica ed economica. Povertà è godere di beni minimi e necessari, quali il cibo necessario e non superfluo, il vestiario necessario, la casa necessaria e non superflua. Povertà e necessità nazionale sono i mezzi pubblici di locomozione, necessaria è la salute delle proprie gambe per andare a piedi, superflua è l’automobile, le motociclette, le famose e cretinissime ‘barche’ “. Insomma la “decrescita felice”, l’elogio della sobrietà. Nel capitalismo? All’interno di una disuguaglianza sociale che non ha pari nella storia della Repubblica? In un passaggio storico in cui le classi subalterne sono costrette a vivere una insopportabile “decrescita infelice”. Questo tipo di “auguri”, con questa citazione decontestualizzata, è un calcio in culo a milioni di persone che tirano la cinghia, vivono di stenti, ricorrono ai voucher per lavorare, sono in condizione di disoccupati di lungo periodo, sono costretti a fuggire all’estero. Pochi giorni fa, dopo i fatti tragici di Berlino, il capo pentastellato sbraitava contro i migranti “economici” reclamandone l’espulsione e fomentando, al pari di una qualunque Le Pen, la guerra orizzontale dei penultimi contro gli ultimi, implicitamente additati come i responsabili del terrorismo. Questo capitalismo produce oramai “scarti umani”, persone da buttare, nemmeno più “esercito industriale di riserva”, perché il tempo di lavoro socialmente necessario si riduce sempre di più grazie alle nuove tecnologie produttive. Ora a questo nuovo proletariato impoverito si predica che la povertà “può essere un segno distintivo di ricchezza”. Cioè che è meglio vivere una vita “felicemente povera” che una “ricchezza infelice”? Cos’è questo se non un invito all’accettazione della propria condizione di indigenza? La funzione ideologica di questi predicozzi (che provengono sempre da chi vive nell’agiatezza) è sempre la stessa, da secoli. Un invito che rimandiamo al mittente. Che ci ricorda quando nel 77 un “comunista” (onesto, per la carità!) dalla faccia triste ci invitava a fare “sacrifici” supportato dai signori Lama Luciano e Amendola Giorgio. I sacrifici li abbiamo fatti, eccome! Sappiamo anche come andò a finire la questa storia. Non ci interessa ripeterla.

Ma il M5S ha nel suo programma il “reddito di cittadinanza”, no? No, chiamiamolo “reddito di povertà”, o meglio moderna forma di “carità”. Ricordiamo che questa proposta fu avanzata in origine da  von Hayek il padre del moderno liberismo per garantire la stabilità sociale. Trasformare la nostra vita vuol dire lavorare tutti per lavorare meno e distribuire il prodotto sociale. Poi, dopo, parliamo dei pregi di una vita diversa con meno consumi inutili. Dentro il capitalismo questo discorso non è possibile. La rassegnazione a questa realtà significa consegnarci con mani e piedi legati alle leggi inesorabili di questo sciagurato sistema.

 

I muri sopra, le crepe in basso (e a sinistra)
Timoniere di due rivoluzioni
 

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Martedì, 16 Aprile 2024

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