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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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Il programma dei padroni

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Mentre negli Usa si abbattono le tasse alle imprese per favorire plusvalenze in Borsa, cosa si fa in Italia? Soffermiamoci, come premessa, sull'ultima manovra di Trump, il Senato, due giorni fa, ha approvato una riforma fiscale che farebbe impallidire anche la presidenza Reagan con la riduzione dell’aliquota d’imposta per le imprese dal 35 al 20% (in vigore dal 2019). Ne beneficeranno anche le cosiddette società pass-through, quelle che vedono i profitti a esclusivo beneficio della proprietà, con uno sconto delle tasse pari al 23%, società che ricordiamo sono quasi interamente di proprietà di quell'1% straricco della popolazione. Il vero problema della manovra Trump è che le grandi ricchezze pagheranno sempre meno tasse a discapito dei redditi fino al 75% per i quali invece parrebbero aumentare.

 

Sullo sfondo di quanto avviene negli Usa (plaudono intanto gli investitori finanziari) arriva una interessante intervista del presidente di Confindustria, rilasciata al giornale di loro proprietà Il Sole 24 Ore, intervista che merita di essere letta e ponderata perché tra le righe leggiamo le indicazioni dei padroni al Governo.

Andiamo per punti focalizzando l'attenzione sui punti salienti

  •  Proseguire sulla strada dello smantellamento del welfare, delle dinamiche salariali e contrattuali (le chiamano riforme), rafforzare la politica dei bonus e degli sgravi alle imprese in nome della fatidica competitività, perseverare nella riduzione della spesa pubblica per "non compromettere i risultati ottenuti dalle riforme con la crisi non ancora superata". Mettere al centro dell'agenda politica le politiche del lavoro significa proseguire con la riduzione del potere di acquisto e di contrattazione, intanto il Governo incassa il sostegno di Confindustria alla manovra di Bilancio
  • L'ultimo rapporto del Censis parla di un paese con numerosi esclusi sempre piu' rancorosi verso chi li ha ridotti in povertà, i padroni sanno bene come rabbia e disperazione possano rappresentare un pericolo se assumono connotati organizzati e conflittuali, per questo guardano con interesse ai bonus individuali come calmiere sociale, non si sognano, come i padroni Usa, di smantellare in toto lo stato sociale, hanno bisogno dello Stato per tenere buone le classi sociali meno abbienti e alla occorrenza debbono accordarsi con il Sindacato, non sulla riduzione dell'età pensionabile ma con le solite regalie (che tanto paghiamo noi) attraverso previdenza e sanità integrative, bonus, cogestione degli enti Bilaterali..
  • Si rafforzano e si ramificano gli interventi a sostegno di industria 4.0, si chiede di ridurre la fiscalità locale per rilanciare il sistema portuale e il sistema logistico che acquista sempre maggiore rilevanza, da qui la richiesta si infrastrutture moderne e di investimenti pubblici dei quali beneficeranno le imprese. Porti e logistica sono quindi una priorità. Quali sono gli argomenti che meritano maggiore attenzione? Logistica, energia, ridurre l'impatto della burocrazia, allentare l'attenzione della Magistratura sulle imprese, accrescere, magari con moderne start up la produttività. 
  •  I padroni chiedono ritocchi al sistema fiscale per accrescere la deducibilità degli interessi passivi, vogliono un sistema legislativo che non sia di impaccio alla (loro) crescita soprattutto sulle norme ambientali e in materia fiscale per le imprese. Ma non si fermano qui, vogliono con i soldi pubblici attivare investimenti pubblici, nazionali e transnazionali - non solo grandi opere ma un’intelligente opera di manutenzione dei territori - tenendo conto che il fattore temporale sarà una delle grandi sfide della prossima legislatura. Così come le semplificazioni e una più efficiente amministrazione della giustizia. 
  • Si chiede al governo di proseguire sulla strada intrapresa con la Riforma Fornero delle pensioni e dell'articolo 18, con il jobs act e il lavoro gratuito, ovviamente con la scusa di preparare un radioso futuro per le giovani generazioni. Per questo si lancia un monito a Renzi per non surriscaldare il clima elettorale e proseguire con lo smantellamento del welfare e la riduzione del debito, senza cedere a compromessi sulla previdenza visto che l'innalzamento dell'età pensionabile non è in discussione. Piuttosto, se proprio bisogna agitare gli animi, lo si faccia per cancellare quanto resta della Carta Costituzionale, evitare i sempre più numerosi contenziosi nei rapporti stato e Regioni, anestetizzare la magistratura del Lavoro e gli interventi della Corte Costituzionale (Boccia chiede al Pd di riprendere la strada interrotta con la sconfitta al referendum di un anno fa, più chiari di così non si può).
  • Boccia ribadisce la centralità del sistema di contrattazione di secondo livello, aumenti legati alla produttività, all'incremento dei tempi e dei ritmi di lavoro, sgravi fiscali alle imprese e, solo in misura assai minore, anche ai salari. Lo scambio diseguale, di natura tedesca, tra salario e produttività ha bisogno della mediazione sindacale, da qui la richiesta di collaborazione avanzata a Cgil Cisl Uil non senza avere ricordato la grande rilevanza del sistema formativo che si prefigge due scopi: da una parte riqualificare parte dei lavoratori che perderanno il posto con l'avvento di Industria 4.0, dall'altra la certezza che i ritardi del sistema Italia sono anche legati agli scarsi investimenti nella ricerca e nella formazione, magari riscrivendo anche i programmi scolastici delle medie superiori e gli indirizzi di alcuni corsi universitari, legandoli sempre più agli obiettivi industriali. Infine non dimentichiamoci la Pubblica amministrazione, i decreti Madia li hanno semidistrutti, al resto ci stanno pensando da una parte le politiche di austerità e l'aziendalizzazione degli enti locali con la costruzione del comparto quadri che alla occorrenza si muoverà in sintonia con i dettami industriali.

Chiudiamo il nostro ragionamento con le parole del presidente di Confindustria:
 “Dobbiamo lavorare per un grande piano di formazione a favore dei lavoratori nelle imprese e dei giovani, con gli Its e nelle Università, stando anche attenti a non determinare un altro divario con la Pubblica amministrazione dove ci auguriamo ci sarà un’analoga evoluzione”.

Lavorare insomma per maggiore unità tra le Confindustrie europee e seguire gli Usa e la loro riforma fiscale, senza eccessi perché il sistema industriale italiano ha bisogno degli ammortizzatori sociali e degli sgravi fiscali e della complicità sindacale. I padroni hanno definito il loro programma di governo e di gestione delle imprese, i lavoratori e i sindacati ne hanno uno antitetico e alternativo? Qual è allora il programma minimo di classe?

Federico Giusti -- Redazione Lotta Continua Pisa

Un giornale in tempi eccezionali
Correvo pensando ad Anna. Una storia degli anni 70
 

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