Ricerca e formazione in Italia
I ritardi dell'Italia in materia di formazione, ricerca e tecnologia sono sono sempre piu' evidenti e per ritardi non intendiamo ristrette elites richieste dalle università estere, pensiamo piuttosto allo stato della ricerca pubblica, a quanto investiamo in materia di formazione sia nei centri per l'impiego che nelle imprese private.
L'ennesimo allarme arriva da Industria 4.0, dalla parte nevralgica degli interessi capitalistici.
Un rapporto di recente pubblicazione, l'annuale rapporto Excelsior ( "Unioncamere-ANPAL, Sistema Informativo Excelsior")  (rimandiamo  per completezza al loro sito che offre ampie letture di dati statistici e ricerche di vario genere http://excelsior.unioncamere.net/),  descrive impietosamente i ritardi del nostro sistema di formazione, dimostra che il numero sempre piu' ridotto di laureati sta diventando motivo di seria preoccupazione per gli stessi capitalisti.

La nostra lettura dei dati 
Da qui a 5 anni il fatidico mercato avrà bisogno di  2,5 milioni di occupati, dipendenti e autonomi in possesso di competenze che allo stato attuale sono in pochi a possedere. Se leggiamo il rapporto si capisce dove vogliono fin da ora indirizzare le immatricolazioni universitarie
Il nostro sistema universitario è vittima del nepotismo che condanna i figli delle classi sociali meno abbienti destinati in numeri risibili alla laurea. La responsabilità è di un sistema alimentato dai baronati che rende impossibile per molte famiglie il mantenimento dei loro figli agli studi, del resto il pianeta assicurativo e finanziario da tempo chiede l'attivazione di prestiti sul modello anglosassone che costringono a indebitarsi per 20\30 anni per pagarsi le spese universitarie
Le analisi di mercato dimostrano che il sistema italiano ha bisogno di laureati di profili professionali altamente specializzati e per raggiungere questo scopo ci vorrebbe un sistema di accesso all'istruzione di ogni ordine e grado ben diverso da quella attuale. Perchè i profili professionali richiesti necessitano non solo di laurea ma anche di diploma, di istruzione tecnica e professionale. Poi ci saranno i lavori per i quali viene richiesta la sola scuola dell'obbligo.
Al di là dei fabbisogni professionali, non secondaria è la domanda sindacale, ossia quali tutele saranno riservati a questi nuovi lavori? Da molte parti i sindacati complici stanno sottoscrivendo intese che prevedono la contrattazione di secondo livello sempre piu' diseguale anche in virtu' della data di assunzione per non parlare poi dei contratti precari sempre piu' diffiusi.
La richiesta padronale di chiedere nuove regole in materia di lavoro, contratti, rappresentanza, sciopero va nella direzione di controllare e piegare ai dettami capitalistici questi nuovi ingressi, renderli proni alla precarietà al lavoro gratuito, al di là delle analisi resta il vecchio vizio di abbattere i costi della forza lavoro e di accrescerne la produttività

Qualunque sia la realtà politica e sindacale, se vuole essere conflittuale e radicata non puo' eludere le questioni, fin da ora sappiamo che le tenteranno di tutte per imporre soluzioni " a favore delle imprese" , lo faranno in ogni ambito, dalla formazione ai contratti, dalla scuola all'orientamento, dalle politiche attive del lavoro a quelle cosiddette passive. Sta a noi evidenziare gli elementi di contraddizione e operare al loro interno nell'interesse della classe lavoratrice, di quella vecchia e di quella che uscirà dai processi in atto.
 
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Federico Giusti Redazione Pisa (blog Delegati e lavoratori indipendenti Pisa)