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Le insidie della Gig Economy

Le insidie della Gig Economy

Gig economy (l’economia dei lavoretti), sono migliaia di lavoratori super-sfruttati. Sono ormai cosi' numerosi i lavoratori della Gig da non potere essere piu' ignorati perfino dal Governo e dal legislatore, anzi una qualche forma di regolamentazione viene richiesta anche dalle aziende per figure innumerevoli che poi non sono solo rider, ma colf, baby sitter ma anche figure con elevata specializzazione.

 

Quando parliamo di Gig economy bisogna pensare alla diminuzione degli addetti nella industria, circa 1 milione in meno rispetto a pochi anni fa. Al contrario la forza lavoro perduta nell'industria la ritroviamo nel terziario che poi ha subito profonde trasformazioni e spesso, come per i facchini, ha assunto connotati tipici del lavoro industriale.

Se i dipendenti pubblici sono diminuiti di oltre 500 mila unità in un decennio, migliaia sono i lavoratori e le lavoratrici impiegati nel terzo settore per svolgere funzioni analoghe a quelle un tempo a gestione diretta da parte degli enti pubblici.

La differenza sta altrove, ossia nel fatto che la nuova forza lavoro è precaria, viene inquadrata in una miriade di contratti, spesso è precaria. Innumerevoli professioni hanno subito una forte precarizzazione, parliamo di tanti lavori del socio sanitario, delle pulizie o del lavoro nelle piattaforme online ma anche di lavori ad alto tasso intellettuale come design, correttori di bozze, traduttori, interpreti, insegnanti.
Per questa ragione anche le aziende hanno bisogno di una nuova regolamentazione e l'idea di un salario minimo riuscirebbe a superare l'inquadramento dentro un contratto nazionale.

L'economia dei lavoretti ormai non riguarda solo piu' lavori saltuari per conquistare salario con il quale vivacchiare mantenendosi agli studi, impiegati in questi lavoretti troviamo figure professionali un tempo qualificate e ben remunerate o perfino quanti hanno bisogno di integrare redditi e salari insufficienti.

Non è facile costruire una geografia o l'identikit del gig worker, la proliferazione delle forme contrattuali per anni ha occultato la natura subordinata di molte prestazioni riconosciute invece come collaborazioni occasionali o false partite iva . Per anni si è fatto ricorso al voucher, poi la situazione è diventata insostenibile.

 Il nodo da sciogliere è quello legato al riconoscimento del carattere subordinato o autonomo delle prestazioni, ma per superare le difficoltà e l'inquadramento in un contratto nazionale finiranno con il riconoscimento di un salario minimo ammettendo in molti casi la subordinazione. Non è tutto oro quello che luccica, dovremo prestare rande attenzione al decreto dignità, cosi' viene chiamato, in discussione al Governo e soprattutto vigilare sulla sua applicazione.

Il riconoscimento della natura subordinata è insufficiente se si limita ad una paga minima senza applicare un contratto nazionale vero e proprio con precise tutele collettive e individuali, con una busta paga inclusiva di tutti gli istituti contrattuali necessari.

E quanto accaduto in altri paesi europei non è esattamente cio' che auspicavano i lavoratori della Gig,  il loro riconoscimento formale non ha determinato l'uscita dalla precarietà e da forme di sfruttamento selvaggio a coesistere dentro un quadro normativo che riconosce alcuni diritti formali senza corrisponderne la sostanza giuridica e salariale

FEDERICO GIUSTI Redazione pisana di Lotta Continua

Pubblicato da Delegati e Lavoratori Indipendenti Pisa

 

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