Nebbie e luci sul tempo determinato

Questa estate sicuramente non passerà senza che il decreto Dignità non rimetta mano anche alla disciplina dei contratti a termine.

Dagli ambienti di Confindustria stanno arrivando critiche, per altro analoghe a quelle dei Renziani, sulla necessità di non introdurre causali e tetti al contratto a termine.  I lavoratori non pensano certo che porre condizioni e limiti diventi sinonimo di rigidità e causa di mancate assunzioni, veniamo del resto da anni nei quali proprio la flessibilità ha rappresentato lo strumento con cui aggirare tutele e ridimensionare il contratto a tempo indeterminato.

Dal Jobs act ad oggi, tutte le riforme in materia di lavoro sono state finalizzate a ridurre diritti e tutele per accrescere la discrezionalità e il potere datoriale, anche sul fronte occupazionale i risultati ottenuti dipendono solo dagli incentivi e dagli sgravi accordati dal Governo alle imprese.  

Esistono innumerevoli casi nei quali i padroni hanno fatto ricorso ai contratti flessibili e se un domani saranno soggetti a limiti non potremo che esserne contenti.

Le causali, eliminate con il Dlgs 81/2015 sono in procinto di essere di nuovo inserite, proprio per non incorrere in tetti e limiti nelle ultime settimane stanno rinnovando innumerevoli contratti.  

 La causale del contratto diventa obbligatoria a prescindere dalla durata dello stesso (maggiore o inferiore ai 12 mesi\nel caso di rinnovo) e diventa obbligatoria per giustificare l'incremento dell'attività ordinaria legata a periodi stagionali. 

 Ma l'elemento dirimente per noi resta il punto di vista da cui si costruiranno queste nuove regole, se per rispondere alle esigenze padronali (che da sempre chiedono maggiore flessibilità e discrezionalità) o se invece proveremo, per la prima volta dopo lustri, a riscrivere una norma tenendo conto di tutte le osservazioni avanzate da lavoratori, precari e sindacati.  

 La gestione temporanea di un magazzino o in un ipermercato l'aggiungersi di un'area di vendita all'interno delle offerte stagionali potranno rappresentare motivi sufficienti per assunzioni a tempo?  La necessità di una azienda di arricchire di nuove offerte e spazi le vendite stagionali puo' rappresentare un motivo eccezionale per cui assumere a tempo o piuttosto dovrebbe rientrare dentro una idea di programmazione che ogni azienda dovrebbe prevedere in tempo utile? E questa esigenza stagionale non potrebbe riprodursi con dinamiche identiche in altri momenti dell'anno e quindi dovrebbe indurre ad assunzioni a tempo indeterminato?

 E per finire la non programmabilità e la temporaneità come possono essere declinate oggi in una epoca nella quale il lavoro è variabile dipendente di una app?

 Sono domande alle quali rispondere e non solo con osservazioni di carattere giuridico, lo ripetiamo ancora una volta: da quale punto di vista vogliamo partire? Intanto, anni di Governo del Pd ci hanno insegnato che assumere e assecondare le imprese non ha portato a nuova occupazione. 

 FEDERICO LOTTA CONTINUA PISA

Pubblicato da Delegati e Lavoratori Indipendenti Pisa