fila-banco-alimentare

Nel rapporto 2018, la Caritas parla di aumento del 182% dei poveri che ormai si attestano a quota 5 milioni. Una sintesi del rapporto in http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato2886715.pdf

Un «esercito di poveri» per i quali si chiede il Rei, il reddito di inclusione. I poveri sono soprattutto giovani, basti pensare che oltre 1 milione e 208 mila sono i minorenni in condizione di povertà assoluta, 1 milione 112mila (il 10,4 per cento) i giovani nella fascia 18-34 anni.

Il rapporto evidenzia la stretta correlazione tra povertà economica e i livelli di istruzione, i poveri insomma sono i meno istruiti e destinati ad una esistenza precaria all'insegna della miseria. I poveri aumentano di numero e la povertà acquista dimensioni sempre maggiori includendo ormai anche i precari, quanti percepiscono salari bassi con i quali è impossibile garantirsi una esistenza dignità.

 La povertà colpisce le aree metropolitane, riguarda soprattutto i più giovani, denota l'assenza della mobilità sociale, i figli degli operai quasi sempre non riescono a migliorare la condizione di vita\retributiva dei loro padri, i «capofamiglia» con il tasso di istruzione più basso sono quelli che presentano maggiori difficoltà.

La miseria è cresciuta soprattutto dal 2008, non si riesce più a distinguere tra protezione dei ceti sociali meno abbienti da forme di sussidio, mancano interventi atti a combattere le cause economiche e sociali della povertà, non si guarda alla creazione di nuovi posti di lavoro per rendere gli ultimi autonomi, indipendenti e capaci di assumere decisioni in perfetta autonomia. 

Per questo pensiamo sia un falso problema la presunta lotta tra «reddito di inclusione» («ReI») e il «reddito di cittadinanza». La Caritas e il Pd sostengono, con i sindacati, il Rei mentre il reddito di cittadinanza è il cavallo di battaglia del Governo Conte, 5 Stelle in primis. L’importo medio del Rei è di 206 euro.

Chi sono i poveri di oggi? Molti sono migranti, vivono in case piccole ammassati, non mancano gli italiani, la povertà economica è al primo posto, poi c'è la povertà legata alla perdita di lavoro e infine quella in assenza di casa. Chi perde lavoro, spesso perde anche la casa, il punto di vista della Caritas è legato alle attività di sportello presso i quali si recano sempre più bisognosi, i poveri non sono tuttavia identificabili con i fruitori dei servizi Caritas, il problema è piuttosto altro, ossia che in ambito laico non esistono centri di studio e di assistenza, forme di mutuo soccorso e di aiuto che un tempo esistevano in misura capillare attraverso centri sociali, case del popolo, realtà associative.

 La stessa nozione di povertà meriterebbe di essere approfondita perché non si misura la miseria in termini parziali, la presenza di un lavoro e l'autonomia economica non renderebbero ricattabile il povero, non detterebbe linee comportamentali strettamente necessarie per accedere a un reddito;   non si tratta di gestire la povertà ma di combatterne le cause economiche e le conseguenze sociali, il povero per essere ritenuto tale e ricevere il  sussidio di povertà è vincolato all’obbligo al lavoro e alla formazione. Sia nel «ReI» che nel «reddito di cittadinanza» esiste un elemento comune ossia la dipendenza da una logica lavorista e da comportamenti in linea con certi dettami. 

 Ma quello che manca è allo stato attuale una offerta lavorativa degna di questo nome, mancano i soldi per far funzionare a pieno ritmo i centri per l'impiego, mancano dei lavori socialmente utili collegati a progetti reali come la manutenzione delle strade, la cura del territorio e la salvaguardia dei beni ambientali e culturali. Manca insomma il lavoro senza cui la povertà non si combatte e non si abbatte.

FEDERICO GIUSTI   REDAZIONE LOTTA CONTINUA – PISA.

Pubblicato da Delegati e Lavoratori Indipendenti Pisa