giamb

Che il 13 dicembre all'alba quasi 200 carabinieri, corredati di
elicottero, hanno militarizzato un quartiere popolare per arrestare dei
componenti del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio è ormai storia
nota.
Come nota è stata la serrata sequenza repressiva che ha colpito nord e
sud Italia in poco più di un mese, attaccando i volti diversi di una
stessa realtà: quella che si oppone ad ogni forma di abuso e di
imposizione di diseguaglianza.
Passata la sventolata stampa degna dell'arresto del capo dei narcos,
sciorinando con inesattezze e titoloni i dettagli della vita di nove
persone tra ragazze, ragazzi, una mamma e un signore di 50 anni,
rimangono sul capo dei "RobinHood" le acrobatiche accuse di associazione
a delinquere ma senza fini di lucro (!) e resistenze aggravate, per cui
sono previste pene tutt'altro che leggere.
Il 2 Aprile si terrà la prima udienza del #processo annunciato a tempo
record qualche settimana dopo gli arresti.
Il Giambellino è un quartiere profondamente segnato da una realtà
complessa, non estranea alle difficoltà della vita più dura, che
scivolano spesso in una scala di guerre intestine verso il basso. Non è
estraneo nemmeno al fiorire di legami che nascono dai più genuini
sentimenti di solidarietà.
Abbiamo guardato in faccia le contraddizioni che nutrono questo angolo
dimenticato della metropoli, e abbiamo comunque deciso di affrontarle e
comprenderle, perché fanno parte del mondo che abitiamo e che vogliamo
cambiare.
Abbiamo toccato con mano la condizione di isolamento a cui si viene
intenzionalmente abbandonati quando le vite che abitano un luogo sono
considerate di valore inferiore, perché incapaci di contribuire alla
circolazione della ricchezza, e l'unica attenzione che si rivolge loro è
quella necessaria a spingerle sempre più al di fuori, man mano che si
allargano i confini della città per bene.
Il Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio, attraverso il suo
ambulatorio, la sua mensa, il suo doposcuola, la scuola di italiano, i
suoi luoghi di scambio di progetti comuni, ha cercato di costruire
strutture solidali insieme agli abitanti del quartiere, tra le fratture
provocate dalla non-cura dello stesso Stato che oggi ci attacca.

Ciò che si vuole attaccare, sotto la coltre dello scandalo criminale,
sono le forme di auto-organizzazione dal basso, la possibilità di
smarcarsi da un imperativo istituzionale attraverso la solidarietà. Si
può agire nei quartieri, nelle città, nelle metropoli solamente nelle
modalità già stabilite, qualsiasi forma di alternativa viene repressa
brutalmente.

 Per questo invitiamo tutti, il 2 aprile alle 9:00, AL  PRESIDIO DI
FRONTE AL TRIBUNALE: perché un'operazione come questa non riguarda solo
il Giambellino.

A essere chiamata in causa è ogni comunità e forma di vita resistente.

Comitati Casa Milano