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Ripetere una bugia all'infinito finisce con il trasformarla in verità, non siamo noi a dirlo ma il ministro della propaganda nazista, J. Goebbels, un antesignano delle notizie spazzature che alimentano falsità amplificate a tal punto da sembrare luoghi comuni, indissolubili principi, verità assolute che si appropriano della nostra mente.

Immettere nel circuito dei social false notizie, costruire una sapiente regia nella manipolazione dei motori di ricerca diventa un lavoro, impegno quotidiano per chi vuole manipolare le coscienze collettive, creare un clima favorevole, un humus su cui potranno attecchire teorie e pratiche dedite alla intolleranza e all'odio.

In questi giorni scopriamo l'esistenza di una strategia ben definita dei gruppi di estrema destra, strategia basata sull'intervento sistematico, e scientifico, sui social accompagnati dalla crescente penetrazione di gruppi organizzati nelle periferie, le aree metropolitane degradate da politiche urbanistiche folli, dalla assenza di interventi sociali delle istituzioni, dai silenzi della sinistra snob.

Torre Maura è solo l'ultimo esempio della presenza nelle periferie dell'estrema destra, un giornale della galassia Berlusconiana ha intervistato anche esponenti del sindacalismo di base (speriamo solo che le loro dichiarazioni siano state mal interpretate) che hanno rilasciato dichiarazioni confuse e vicine a quelle della estrema destra.

Che le borgate e le periferie italiane siano terreno di conquista della destra estrema è cosa risaputa, meno sappiamo delle politiche intraprese dalle amministrazioni locali di centro sinistra desiderose di accreditarsi ai poteri forti dell'economia e attente ai salotti buoni della città ma assai meno alle aree lontane dai centri storici. Ha origini lontane l'abbandono delle periferie tra caseggiati popolari mal costruiti e ideati senza quella rete di servizi, scuole, biblioteche, agorà per favorire la socializzazione, la cultura, l'interazione tra soggetti sociali, culture ed etnie non comunicanti. Ripensare l'urbanistica significa soprattutto ideare degli spazi urbani secondo logiche opposte a quelle del ghetto o della speculazione, dotare queste aree di collegamenti con il centro in un paese che ormai ha abbandonato il trasporto pubblico locale a logiche di profit che hanno tagliato innumerevoli servizi in nome del risparmio di spesa e della lotta ai rami secchi.

L'antifascismo di facciata, perbenista e istituzionale allarga la distanza tra le periferie e le istanze sociali e politiche più avanzate, rafforza gli invalicabili muri che separano il ghetto dal territorio urbano, alimenta la non comunicabilità, distrugge ogni forma di cultura e di socialità e così facendo si crea il terreno fertile dove le idee e pratiche razziste e fasciste costruiscono consensi.

La demolizione delle falsità storiche è un lavoro lungo e tortuoso e da solo non basta perché i diffusori delle false notizie hanno più strumenti di noi nell'affermare false e presunte identità, nel costruire crociate in difesa di identità e valori spesso false perché alimentate da falsi storici e da informazioni tanto parziali quanto inattendibili

Il lavoro di informazione o controinformazione deve andare di pari passo con una pratica quotidiana che non può limitarsi ai sani principi e ai luoghi comuni di una solidarietà astratta, calata dall'alto e benedetta dalle istituzioni, la storia passata e recente dimostrano che l'egemonia delle destre non si combatte con le sante alleanze istituzionali o con il richiamo a valori storici ormai lontani e sempre più distanti dall'immaginario collettivo e dal vissuto quotidiano. Esiste, e ne parla magistralmente Umberto Eco, un fascismo perenne, un fascismo costruito appunto sulle fake news, sulla retorica, sulla narrazione tossica di un presunto passato felice e armonioso. Se vogliamo essere efficaci e propositivi si deve anche pensare alla narrazione istituzionale della Resistenza che nei nostri giorni viene calpestata invece dal mito del periodo fascista, una epoca "in cui gli immigrati stavano a casa loro", in cui "non c'erano ladri e delinquenti per le strade"," in cui tutti eravamo felici e contenti".

Sono ovviamente falsità perché l'Italia fascista e coloniale perpetrava stragi continue ma di queste stragi ormai i libri di storia adottati nelle scuole non parlano più e così quando si parla di colonialismo razzista e assassino i più pensano che riguardi altri paesi ma non l'Italia, il Bel paese che ha represso il Etiopia e Libia la resistenza locale con il massiccio ricorso alle armi chimiche o allo sterminio. E dall'Italia fuggirono migliaia di oppositori costretti ad emigrare nel continente Americano o in paesi europei per essere impiegati in lavori faticosi, nelle miniere, in fabbrica...

Il fascismo diventa esso stesso una fake news , basti pensare alle incredibile ruberie ai danni del popolo italiano da parte non solo di gerarchi e ras locali ma anche di importanti settori del capitalismo italiano che prima hanno fatto affari d'oro nel ventennio e poi sono passati armi e bagagli agli antifascisti.

Ma riferirsi al fascismo come una parentesi felice della storia italica è sempre più facile in una società dominata dalle notizie spazzature e dalla rimozione della storia, del vissuto di tanti uomini e donne. Trascorsi oltre 70 anni dal fascismo, stanno ormai venendo meno anche i testimoni diretti e i pochi sopravvissuti vengono portati in giro dalle istituzioni come faceva l'Italia pre-fascista con i Garibaldini, esaltando l'operato della Monarchia quando molti dei protagonisti dell'Unità d'Italia erano fautori della Repubblica.

È da poco uscito un testo edito da Bollati Boringhieri, "Mussolini ha fatto anche cose buone", un testo di facile lettura che andrebbe discusso e presentato nelle scuole. E' un libro essenziale e il suo autore, Francesco Filippi, ha volutamente scelto un linguaggio semplice e diretto, adatto sono solo ai giovani ma anche a chi ormai, a prescindere dall'età, non ha memoria storica e non coltiva letture di alcun tipo.

Confutare i luoghi comuni della falsa memoria sul fascismo è quanto mai utile ai nostri giorni, giusto per smontare, pezzo dopo pezzo, le menzogne sul fascismo, sul Duce che ha costruito lo stato sociale assicurando sanità e pensioni quando invece sono state solo assunte come conquista del Regime ciò che era stato ottenuto con le lotte sindacali e sociali nei decenni precedenti o per gli interventi dello stato liberale nei decenni successivi all'unità italiana.

Poco sappiamo del ruolo del partito fascista nell'attribuirsi meriti altrui, ignari invece della sistematica occupazione da parte del Partito di ogni ambito pubblico e statale, non ultime le assunzioni clientelari di quanti parteciparono alla Marcia su Roma, all'utilizzo per ben altri fini dei soldi versati dai lavoratori all'allora Istituto nazionale di previdenza sociale, quei soldi che servirono anche per finanziare le imprese coloniali o per arricchire il patrimonio individuale di molti gerarchi.

E' veramente triste ascoltare uomini e donne che attribuiscono al fascismo il merito di avere introdotto la tredicesima quando la realtà è bene diversa visto che in alcuni paesi, come Francia e Germania, esisteva da decenni sotto forma di gratifica natalizia. Al contrario i fascisti non trasformarono la tredicesima in una mensilità spettante per diritto a tutti i lavoratori dipendenti, nel 1937 la adottarono per gli impiegati dell'industria ma ben guardandosi dall'estenderla a tutti gli altri settori. E poi non si dice che durante il fascismo i sindacati furono messi fuori legge, proibito lo sciopero (decine di scioperi vennero repressi nel sangue agli albori del fascismo), sempre nel 1937 si arrivò perfino ad allungare l'orario di lavoro giornaliero fino a 12 ore prevedendo apposite deroghe nei contratti integrativi costruiti ad uso e consumo degli industriali e dei datori di lavoro (i sindacati maggiormente rappresentativi non hanno nulla da dire a tal riguardo), forti del sostegno delle camicie nere che alla occorrenza potevano far pesare la loro squadristica violenza per piegare gli operai ai voleri padronali.

Il testo di Filippi confuta poi innumerevoli altri luoghi comuni, la cassa integrazione arriva nel 1947 e non con il fascismo, sempre il fascismo aveva come scopo non ampliare la spesa sociale ma controllarla a propri fini trasformando la macchina amministrativa in strumento di controllo per limitare le libertà collettive e i diritti dei lavoratori.

Ci fermiamo qui nella disamina del testo che si dedica anche ad altri argomenti spaziando tra la sfera dei diritti e l'economia con alcuni capitoli da leggere e discutere giusto per non subire le narrazioni storiche destinate a rivalutare il fascismo di ieri per favorire quello moderno e con esso pratiche e teorie all'insegna del razzismo, della xenofobia, dell'odio "razziale", della difesa di valori basati sull'esclusione di tanti, troppi esseri umani

Ma una volta confutati i luoghi comuni bisogna andare oltre, alla pratica quotidiana, a non subire le narrazioni in materia di immigrazione e diritti, a rivendicare invece conquiste per tutti\e ma qui, il terreno della prassi appunto. Ma sulla prassi rischiamo di arenarci, diventa tutto più difficile soprattutto se prevalgono logiche di salvaguardia di piccoli orticelli o di interessi politici, di scelte politiche securitarie perché si giudica la sicurezza (per come la raccontano non intesa nella sua essenza economica e sociale) un valore assoluto da preservare, tutti ragionamenti che ci hanno allontanato dai problemi reali per approdare a formule di sopravvivenza di un ceto intellettuale, sindacale e politico corresponsabile della sconfitta subita da operai, studenti e dagli interessi di classe debitamente presentati come interessi parziali ed egoistici, come se i padroni e il capitale fossero invece portatori di interessi e idee universali e egualitari.

Federico Giusti – Lotta Continua Pisa