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Il partito unico della riduzione del cuneo fiscale

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Che cosa è il cuneo fiscale e perché padroni, sindacati e Governo stanno per trovare un accordo finalizzato alla sua riduzione? Si tratta forse della panacea di ogni male trovata la quale l'economia si risolleverà con la crescita del Prodotto interno lordo e dei Consumi? Intanto tutti ne parlano ma pochi sanno cosa sia il cuneo fiscale, ossia la somma delle imposte (dirette, indirette, contributi previdenziali) che pesano sul costo del lavoro, in altre parole per cuneo fiscale si intende la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la busta paga netta incassata dai dipendenti.

I salari perdono potere di acquisto perché gravati da troppe tasse? Dati alla mano il cuneo negli ultimi anni è in calo ma la ragione per la quale i salari sono troppo bassi è ben altra, non tanto attribuibile alla tassazione ma al fatto che ogni rinnovo contrattuale viene calcolato con il codice Ipca che determina aumenti irrisori e incapaci di recuperare potere di acquisto. Qualcuno ha calcolato che per uno stipendio di 11000 euro il padrone ne paga, tasse incluse, circa 1900, praticamente il 90% in più di quanto arriva nelle tasche di un lavoratore. E cosa fanno con i soldi delle tasse? Una motivazione addotta da associazioni datoriali e Governo è che in Italia il cuneo non è diminuito al contrario di alcuni paesi almeno negli ultimi anni e questo sarebbe la causa della mancata ripresa economica.  A chiedere la riduzione troviamo i giuslavoristi contrari all'articolo 18 (come Pietro Ichino), il Governo, i sindacati e anche la Borsa italiana e ovviamente le associazioni datoriali.

Gli sgravi fiscali e contributivi vengono così giudicati insufficienti perché non estesi a tutto il mondo del lavoro. Confindustria ha da anni idee chiare su come ridurre il costo del lavoro ossia cancellando l'Irap, l’imposta regionale con cui si finanzia la sanità pubblica, quella sanità che avrebbe piuttosto bisogno di fondi necessari ad assumere medici ed infermieri e per abbattere le lunghe liste di attesa per visite e diagnosi, per cure troppo volte negate.

La domanda che sorge spontanea allora è una sola. se riduco le tasse del lavoro, quali servizi saranno tagliati? Nel caso dei padroni ridurre la tassazione significa indebolire la già precaria sanità pubblica, per altri invece lo Stato dovrebbe reperire altri fondi (come?) sgravando le imprese e i salari dei lavoratori dal pagare troppe tasse. Allora il leit motive della riduzione del cuneo fiscale mette tutti d'accordo perché diamo per scontata la distruzione dei servizi pubblici.

Ridurre il cuneo fiscale è scritto anche nel Def e l'impegno è stato ripreso dal Governo proprio in occasione del 1° Maggio e, guarda caso, si ricollega al Patto per la fabbrica che prevedeva, guarda caso, l'impegno di sindacati e padroni per ridurre il costo del lavoro con la solita motivazione della ripresa dei consumi.

Probabilmente esiste un carico fiscale eccessivo sui redditi da lavoro dipendente e da pensioni ma la riduzione generalizzata del cuneo fiscale determina scelte che non possono mettere d'accordo lo sfruttato e lo sfruttatore che hanno obiettivi antitetici visto che un padrone può rivolgersi alla sanità privata al contrario di quanti sono costretti ad attendere mesi per una ecografia o una tac nelle strutture sanitarie pubbliche.

Altro argomento riguarda l'evasione fiscale, ci chiediamo come intenda combatterla un Governo incapace perfino di finanziare l'assunzione di ispettori Asl e delle direzioni territoriali del lavoro che quella evasione dovrebbero combattere, scovare e perseguire. E per vendere fumo, ma nascondendo i fatti, si arriva a menzionare i dati Ocse secondo cui il cuneo fiscale colpisce soprattutto i single e le famiglie con più figli ma senza prima riflettere sul sistema degli sgravi fiscali che probabilmente necessiterebbe di una riforma seria per favorire i redditi sotto 35 mila euro. 

Dal palco di Cgil Cisl Uil del 1° Maggio oltre al sindacato unico (che ricorda l'epoca fascista) si è parlato di riduzione del cuneo fiscale con parole d'ordine e ragionamenti proni agli interessi di Confindustria, incapaci di tutelare il welfare state (tanto ci sono previdenza e sanità integrative cogestite dai sindacati) e senza una idea di tassazione che colpisca le rendite, i grandi capitali e non si presti a campagna contro le tasse con le quali poi smantelleranno la sanità, l'istruzione o la tutela ambientale. 

Nelle settimane scorse proprio il taglio delle tariffe Inail da parte del Governo ha occultato il crescente disimpegno nella lotta contro infortuni, morti sul lavoro, contro le malattie professionali che continuano ad aumentare anno dopo anno.  Il sindacato sta poi pensando di favorire il salario di secondo livello privandolo di ogni forma di tassazione e in questa ottica l'esperienza recente parla dello scambio diseguale tra aumenti salariali e welfare aziendale.

Federico Giusti – Redazione Lotta Continua Pisa

 

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