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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Il futuro reale dell'Europa è fatto di povertà e grande differenziazione sociale. Il resto sono chiacchiere.

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In Italia, il 28,9% delle persone vive in condizioni a rischio povertà o esclusione sociale, percentuale per altro elevata anche tra i paesi europei.
La povertà viene determinata da numerose cause: assenza di lavoro/reddito, esclusione sociale, mancato accesso ai servizi, costo della vita e degli affitti, rappresenta un problema sociale rilevante tanto da far intervenire la stessa Ue.
Da qui al 2020 siamo certi che la povertà non scomparirà né verrà fortemente ridotto il numero dei soggetti sociali a rischio esclusione sociale, del resto non sarebbe la prima volta che i Piani della Ue vengono disattesi clamorosamente per l'insorgere di priorità finanziarie.
Povertà ed esclusione sociale sono cresciute negli anni della crisi tra il 2008 e il 2017 ma in questo stesso periodo si sono acuite le disuguaglianze economiche, la forbice si è allargata (ne parla ormai perfino la Banca Mondiale) proprio quando gli Stati hanno deciso di non investire nel sociale.
Ci sono intere province del Sud (Calabria, Sicilia e Campania secondo Eurostat) dove quasi metà della popolazione è a rischio povertà ed esclusione sociale, nel centro Nord stanno piombando nella povertà tante famiglie operaie alle prese con cassa integrazione, delocalizzazioni e licenziamenti, vittime non solo delle disuguaglianze ma dalla decadenza del nostro sistema produttivo.
Ma come intervengono gli enti locali per combattere miseria ed esclusione sociale? Dovremo, da ora in poi, focalizzare l'attenzione sugli enti locali visto che molti sono governati dalla Lega e gli interventi sociali potrebbe escludere una parte dei poveri rappresentata da migranti, molti dei quali impiegati in lavori umili, mal pagati e senza diritti. Il ruolo delle autonomie locali diventa dirimente nella adozione delle misure di contrasto della miseria, sta a noi costruire i presupposti perché non prevalga ancora una volta la guerra tra poveri, pronti a dividersi per accedere a servizi e sostegni che spetterebbero loro per diritto e non per privilegio etnico o di nascita.
Altro argomento rilevante in una ipotetica agenda politica ( pur mancando il soggetto politico di riferimento resta l'agenda politica per le realtà sindacali e sociali conflittuali) riguarda l'accesso alla scuola e alla istruzione che poi è strettamente connessa con la povertà e l'esclusione sociale.

Si consiglia di dare un'occhiata al rapporto Openpolis dedicato alle scuole agli asili in Italia, giusto per capire che la esclusione sociale nasce anche da un sistema scolastico non universale, sono proprio i bambini e le bambine le prime vittime della miseria.

Siamo il paese nel quale l'ascensore sociale funziona poco e male, famiglie povere impiegano decenni prima di accedere a una classe sociale superiore, in questa condizione di arretratezza la scuola incide non poco, il rapporto stretto tra povertà e scarsa istruzione valga una volta per tutte al fine di rifiutare, ogni ulteriore taglio/disinvestimento in materia di scuola ed istruzione.

La lotta alla esclusione sociale si fa anche investendo in un sistema scolastico veramente inclusivo, dai nidi all'università, proprio l'esatto contrario di quanto accaduto nell'Italia del centrosinistra.

(Leggi qui il rapporto di Openpolis)

 Federico Giusti Lotta Continua Pisa (da Controlacrisi)

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