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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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In tempi di coronavirus le tutele dei lavoratori e delle lavoratrici negli appalti sono sempre più ridotte.

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Se il Governo sta pensando a mettere una toppa alla assenza di istituti contrattuali per garantire la retribuzione dei lavoratori costretti ad assentarsi dal lavoro per cause di forza maggiore, ancora una volta la forza lavoro meno tutelata, quella degli appalti, resta senza garanzie.
Il Governo Conte annuncia un piano di emergenza, rivendica allo Stato il compito di coordinare e dirigere gli interventi per contrastare il coronavirus e nella occasione parla di rilancio dell'economia con un piano di aiuti alle imprese letteralmente impanicate da un'economia ferma, dalla disdetta di commesse, ordinazioni e prenotazioni.
Ma allo stesso tempo stanno venendo alla luce i limiti del sistema sanitario lombardo, e non solo, depotenziate le strutture pubbliche, gli uffici e i servizi di prevenzione, i medici di base e del lavoro. E poi i ritardi nelle assunzioni, dopo tanti anni di blocco contrattuale e concorsuale, oggi alcune Regioni ricorrono agli interinali per sopperire alle carenze di organico.
Gli enti pubblici a loro volta scontano gli appalti di pulizie gestite al ribasso con tagli di ore, contributi e servizi, la logica delle privatizzazioni ha imperversato a destra e a sinistra e oggi il fallimento è sotto gli occhi di tutti\e.
Le privatizzazioni non hanno solo distrutto posti di lavoro, tutele collettive e individuali ma hanno anche sancito il progressivo indebolimento della sanità pubblica che poi oggi è in prima linea, con strumenti e organici carenti, a fronteggiare l'emergenza.
Sempre in questi giorni aumentano i casi di lavoratori/trici che rivendicano il pagamento dei salari, costretti a prendere ferie e recuperi per compensare la mancata giornata lavorativa o ad andare a casa senza retribuzione alcuna.
Ci sono da sempre lavoratori di serie a e di serie b, altri per i quali è quasi impossibile la classificazione non avendo alcuna tutela collettiva.  Sempre in questi giorni il ruolo dei sindacati è stato non solo subalterno ma acritico, assente nel rivendicare diritti, tutele e assunzioni. A rimetterci sono soprattutto lavoratori e lavoratrici degli appalti
La forza lavoro intermittente, chi opera a chiamata, in Cooperative o con una propria Partita IVA, parliamo delle piccole aziende e cooperative in appalto, delle imprese di service o addette allo svolgimento delle numerose attività legate agli spettacoli.  Il settore dello spettacolo è tra i piu' colpiti dalla emergenza, sono i lavoratori senza ferie, malattia, copertura infortunistica e previdenziale, non manca il nero più o meno mascherato.
Le istituzioni hanno un obbligo verso questa forza lavoro senza tutele e Stato e Regioni dovrebbero adoperarsi direttamente a loro tutela ad esempio prevedere ammortizzatori sociali specifici o ad integrazione di quelli esistenti al fine di conservare la continuità salariale
Serve allora istituire, regione per regione, dei tavoli di confronto sul tema per coinvolgere datori, lavoratori e sindacati (tutti, reperire soluzioni e ammortizzatori sociali che dal Governo Renzi hanno subito una forte contrazione che stride con l'aumento della platea dei soggetti che dovrebbero invece essere tutelati
Prendiamo ad esempio i lavoratori che operano nelle scuole per conto di cooperative o con contratti individuali, spesso indispensabili per gli scolari con disturbi dell'apprendimento o addetti alle scuole serali per adulti e migranti. Ma gli esempi potrebbero essere assai più numerosi, dal mondo degli spettacoli agli appalti. Questa è un'altra emergenza che andrà affrontata e risolta con una forte azione sindacale, sociale e politica. Non lasciamo ai sindacati complici il compito di rappresentare istanze che nel corso del tempo hanno letteralmente affossato.

Redazione Lotta Continua Pisa

 

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