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Crediamo nella giustizia ma non nei suoi esecutori, ancor meno fiducia riserviamo ai detentori del potere legislativo.

A pochi giorni dal 25 Aprile, il primo anniversario della Liberazione dal Nazifascismo da trascorrere in casa per la nota emergenza contagio, qualche riflessione si rende necessaria non tanto con le rimembranze del passato ma per guardare ai nostri giorni.

Quest' anno non avremo le polemiche contro le contestazioni alla Brigata ebraica che continua a dirsi antifascista ma non assume una netta presa di distanza dallo stato razzista israeliano che segrega i palestinesi nei campi profughi togliendo loro terra e autodeterminazione, non ascolteremo fischiando i retorici discorsi ufficiali e magari eviteremo gli scontri con il servizio d'ordine del Pd e la polizia.

Tutto ciò non ci mancherà perché il rituale del 25 aprile è ormai stanco anche se per noi scendere in piazza resta una esigenza insopprimibile, esigenza che non impedisce di guardare criticamente ai rituali e alle scadenze ufficiali anche di movimento.

Ci stiamo avvicinando alla cosiddetta “fase due”, al momento del ritorno nei luoghi di lavoro e non nascondiamo preoccupazione per le condizioni in cui si ritroveranno i lavoratori e le lavoratrici. Se si continua a morire per incidenti sul lavoro anche quando la metà della forza lavoro è a casa immaginiamoci allora quali attenzioni riserveranno alla tutela della nostra salute e sicurezza.

In prossimità del 1° Maggio ragioneremo sui compiti del movimento operaio nella fase due, intanto soffermiamoci su alcuni aspetti legati alla quarantena e ai dispositivi repressivi che nel post pandemia saranno sempre più affinati e adottati.

I droni impiegati per controllare i furbetti, o gli irresponsabili, delle passeggiate in tempo di lockdown saranno presto impiegati per altri fini, li ritroveremo nella veste di occhio tecnologico, di spia ad alta definizione per il controllo sociale.

Non discutiamo del lockdown, anzi chi lo mette in discussione è a capo della reazione (da Trump al premier inglese, dalla destra ai padroni italiani), discutiamo invece del capitalismo della sorveglianza, di come agisce sui nostri pensieri e desideri manipolandoli a fini di mercato.

Le libere attività nella rete vengono studiate, i dati trattenuti ed elaborati, ogni nostra attività è registrata e diventa funzionale alle occulte pratiche commerciali di estrazione, predizione e vendita. Il capitalismo della sorveglianza è parassitario, con semplici algoritmi estrae dati e li utilizza a fini capitalistici e all'occorrenza per il controllo sociale, per indirizzare pensieri ed azioni a certi scopi che sfuggono al nostro controllo. Quando vediamo adolescenti scimmiottare i comportamenti di insulsi influencers non cadiamo nella retorica che le nuove generazioni siano ormai perdute, pensiamo invece agli strumenti utilizzati per indirizzare determinati comportamenti a fini di mercato e di omologazione sociale a modelli funzionali al sistema.

È una forma di autoritarismo e di fascismo strettamente connessa al pensiero liberista e alle dinamiche predatorie dell'ultimo capitalismo, la costruzione di un pensiero unico funzionale al mercato. E questo nuovo fascismo della sorveglianza è quello che vogliamo contrastare in occasione del primo 25 aprile dell'era coronavirus.

La app che controllerà i nostri movimenti si dice funzionale a studiare movimenti e il diffondersi del contagio quando il Covid 19 si è diffuso attraverso la rete industriale e logistica, attraverso eventi sportivi che hanno ammassato negli stadi migliaia di uomini e donne quando era già chiaro che determinati assembramenti sarebbero stati sconsigliabili.

Democrazia e libertà non sono pensieri statici, chi li inchioda a stereotipi e luoghi comuni vuole solo designare i confini dell'ovile o dei ghetti dentro i quali vogliono chiuderci.

In quella che definiscono la “Patria della Libertà” (gli Usa) ci sono ancora le fosse comuni per i morti da coronavirus le cui salme non sono reclamate dalle famiglie o i campi chiusi da filo spinato e controllati da guardie armate dove imprigionano senza cura i senza fissa dimora ammalati.

Il capitalismo della sorveglianza è stato determinante per la nuova stagione reazionaria che ha portato al potere le aree più conservatrici, espressione per altro del liberismo e dei suoi interessi capitalistici. Ma il capitale della sorveglianza rappresenta un salto di qualità nel sistema di controllo e dello stesso sistema capitalistico attraverso “l’estrazione del surplus (o del plusvalore se preferiamo) comportamentale”.

Non c'è niente di neutrale e di innocente nelle tecnologie informatiche asservite al capitale e alla costruzione di un sistema di sorveglianza e di repressione.

E dallo sfruttamento del lavoro umano, come nella visione di Marx, del nostro tempo libero dedicato alla rete e ai social, e più genericamente dalle esperienze umane, traggono vantaggi economici, spiano i nostri pensieri e desideri manipolandoli a fini di mercato.

Con gli stessi meccanismi nascono anche le fake news, costruire da fatti reali narrazioni tossiche ad uso e consumo della reazione per trasformare la classe in leoni da tastiera senza coscienza reale e del tutto subalterni al potere dominante.

Una evoluzione del sistema capitalistico che si avvale di strumenti di controllo e di repressione, è questo il nuovo fascismo, invisibile ai più, ma sempre vigile e presente.

Come ci siamo liberati del fascismo storico e dei suoi crimini oggi è più che mai necessario liberarsi dal fascismo della sorveglianza strettamente connesso al predatorio capitalismo liberista che sacrifica vite umane in tempo di contagio per riaprire produzioni, che regala utili agli azionisti ma lesina fondi alla ricerca e alla sanità pubblica.

Ecco come pensiamo di ricordare quest' anno il 25 aprile, antifascisti sempre ma anche anticapitalisti 

Redazione pisana di Lotta Continua