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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Montanelli: maestro per chi e di cosa?

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La polemica imperversa sui giornali e sui social attorno alla controversa figura di Indro Montanelli, per alcuni (ad esempio Travaglio) maestro di giornalismo e campione di indipendenza politica.

La polemica è stucchevole perché tornano a galla argomenti già dibattuti e conosciuti sui quali era calato l'oblio anche a sinistra soprattutto negli anni in cui Indro rompeva con Berlusconi e con il centro destra.

Ma il vero oblio ha riguardato la storia italiana, il colonialismo e le responsabilità morali e culturali italiane con un modus vivendi per il quale era del tutto normale (la banalità del male è anche questa) che una giovane bambina venisse data in sposa ad un adulto.

Abbiamo rivisto interviste di Montanelli, una a Biagi, nella quale con tono patetico e sprezzante definiva la sposa bambina un animaletto compiacendosi del fatto di averla ceduta a un comandante militare per la quale era una delle tante donne dell'harem. Una sorta di scalata sociale, quella di una sposa bambina venduta prima a un ufficiale dell'esercito italiano fascista e poi passata alla servitù di un generale.

L'argomento non è certo edificante ma dimostra come in Italia non si siano mai fatti i conti con il fascismo, il colonialismo con quella cultura della sopraffazione che considerava gli africani dei semplici schiavi, degli esseri inferiori sui quali esercitare comando, sprezzanti dell'umanità e di qualsivoglia etica.

Faccetta nera non è solo una canzone, è la realizzazione di quel sentire comune che falsificava l'oppressione coloniale, nelle case di molti italiani si trovano le foto di soldati e fascisti insieme a giovanissime donne africane ridotte a schiave del sesso. Ma non una parola troverete sulle stragi commesse dall'esercito italiano e dai fascisti in Libia, in Etiopia e nei Balcani, di quello ha parlato la storia con tante pubblicazioni uscite grazie a piccole case editrici perché quelle grandi, di proprietà di quanti controllavano sovente anche i principali organi di stampa, non avevano alcun interesse a ripristinare la verità su decenni di oppressione coloniale.

Chi oggi si indigna per la statua di Montanelli imbrattata con la vernice rossa dovrebbe fare i conti con la storia italiana di ieri e con quella odierna. Il giornalista Indro fu il classico italiano prima fascista convinto e fervente sostenitore delle guerre coloniali e poi, nei primi anni Quaranta quando ormai le sorti del fascismo erano compromesse, critico verso il Regime, quell'italiano che divenne nell'immediato dopo guerra fervente anticomunista e scelse sempre di stare contro i lavoratori e l'emancipazione dei popoli.

Non indigniamoci allora per la statua imbrattata ma per il fatto che dopo tanti anni in Italia non si sia ancora fatto i conti con fascismo e colonialismo e con i libri di storia scolastici che di queste pagine quasi più non parlano.

Redazione pisana di Lotta Continua

Da: https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com

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