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Da qualche tempo registriamo il costante ricorso a guardie private davanti ai cancelli della logistica e il loro impiego diretto nello sgombero di presidi e blocchi contro i licenziamenti.

Il ricorso a questi strumenti repressivi ci riporta indietro agli albori delle lotte contadine e operaie quando i padroni assoldavano guardie e squadracce per reprimere scioperi e lotte. E l'utilizzo delle squadre antisciopero dimostra che quando il gioco si fa duro sono sempre i padroni a ricorrere a una escalation di violenza, un po' come accaduto quando assoldavano i fascisti per assalire manifestazioni pacifiche di operai e contadini per poi dare fuoco alle sedi sindacali e politiche.

L'ambito privilegiato dove sperimentare questa ennesima escalation repressiva è quello della logistica e quanto è accaduto nella notte tra il 23 e il 24 luglio è emblematico con il ricorso a un esercito privato da parte della Fedex, contro scioperi e blocchi organizzati dopo decine di licenziamenti.  Uno sciopero organizzato dal SiCobas è stato nuovamente represso, i lavoratori spintonati e allontanati. Sorgono allora spontanee alcune domande alle quali dovranno rispondere tutti perché non possiamo restare inermi e passivi spettatori davanti a queste situazioni che potrebbero presto rivelarsi assolutamente normali. Usiamo allora la categoria ambigua della cosiddetta normalità per porre delle domande:

è del tutto normale che in una democrazia si possa assumere guardie private per reprimere gli scioperi? È poi normale che questi eserciti privati possano agire indisturbati sotto gli occhi di carabinieri e polizia? E' forse normale, lo denunciano i delegati del SiCobas, l'utilizzo di un taser contro i manifestanti? Ed è forse normale che nelle fila di questi eserciti troviamo esponenti della destra estrema che esibiscono mascherine con icone e motti fascisti?

Evidentemente siamo in presenza di un salto di qualità della repressione e della stessa legalità, ciò che fino ad oggi veniva giudicato illegittimo è diventato forse legale?