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“I lavoratori mantengano il loro posto di lavoro o sarà scontro sociale”, sono le parole pronunciate dal segretario della Cgil Landini nell’intervista concessa a La Repubblica del 6 agosto. Molte sono le contraddizioni  dei ragionamenti di Landini, vediamole insieme.

Innanzitutto esprime un sostegno al recovery fund, per Landini non ci sono alternative. In realtà il segretario nulla dice sulle condizioni che sono alla base dell’intervento europeo che arriverà nel 2021 e che avrà comunque contropartite onerose. Parliamo della riforma del mercato del lavoro, dell’ulteriore intervento sulle pensioni, della riforma del welfare e del fatto che ci saranno precisi indirizzi sulla spesa pubblica.

Secondo grosso elemento di contraddizione. Dobbiamo evitare che ci sia un ulteriore ricorso a contratti precari, a contratti a tempo determinato, che il blocco dei licenziamenti sia soltanto a tempo. Dobbiamo soprattutto evitare che ci siano ennesimi regali alle imprese. Cgil propone di defiscalizzare gli aumenti salariali dei contratti nazionali. Non dice una parola su come questi contratti nazionali saranno rinnovati, si accontenta del loro rinnovo. Quando poi in realtà quello che vediamo è che attraverso i contratti nazionali si introduce un sostanziale peggioramento sulle normative sul lavoro, un’ulteriore perdita del potere d’acquisto  e perdita di capacità di contrattazione.

A chi giova la pacificazione tanto auspicata dal segretario Landini? Sicuramente non ai lavoratori e alle lavoratrici.