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Abbiamo chiesto a Federico e Daniela, delegati Rsu del sindacato di base di Pisa, di entrare nel merito di alcune questioni riguardanti la pandemia e le ricadute sulla cultura e sugli enti locali

D. I contagi si diffondono, musei e biblioteche sono chiusi al pubblico, un danno alla cittadinanza e alla cultura

Gli Enti locali per lo più non hanno ripensato la modalità di gestione dei servizi, rari sono gli esempi di audio e videoletture, di servizi a distanza per orientare i lettori, le visite guidate in streeming sembrano una utopia. E le biblioteche e i musei gestiti da cooperative sono messe ancora peggio con l'inevitabile ricorso alla cassa integrazione e la mancata trasformazione dei contratti da precari a tempo indeterminato. Poi si dovrebbe ragionare sulle conseguenze della chiusura di questi spazi\attività con ripercussioni negative su quanti non hanno le condizioni economiche e gli strumenti per accedere a libri, aule studio e strumenti indispensabili per lo studio e l'acculturazione. Non dimentichiamo poi che la Dad rappresenta ancora un ostacolo invalicabile per le migliaia di famiglie senza rete e senza pc, si è fatto poco per colmare questo gap rispetto ad altri paesi europei.

D. La pubblica amministrazione cosa ha fatto da marzo ad oggi?

Nei mesi trascorsi avremmo dovuto ripensare alle modalità di gestione di innumerevoli servizi, non averlo fatto sminuisce e depotenzia ruoli e funzioni delle attività culturali e condanna la forza lavoro o agli ammortizzatori sociali oppure a un utilizzo parziale che darà sponda a quanti chiedono di estendere gli ammortizzatori sociali a tutta la Pubblica amministrazione. Le esternazioni di Cacciari non sono in fatto isolato, nel paese qualcuno sta pensando che il personale della Pubblica amministrazione sia privilegiato perchè non viene messo in cassa integrazione, non una parola viene invece spesa per la Patrimoniale e pe combattere le reali disuguaglianze economiche e sociali alimentati negli ultimi 40 anni all'insegna delle politiche neoliberiste.

D. Normative spesso contraddittorie alimentano la confusione...

Il Dpcm dello scorso 3 novembre, dopo mesi di sospensione, ripristina il concetto dell'indifferibilità delle attività da rendere in presenza nelle zone rosse, è quindi, per gli enti locali, possibile la esenzione del servizio seppure in termini e numeri assai più contenuti della primavera scorsa qualora non si riesca a procedere con lo smart.
A tal riguardo rinviamo anche a una nota Anci con misure valide fino al 3 dicembre quando sappiamo, fin da ora, che la emergenza continuerà almeno fino a dopo il periodo natalizio sempre che si voglia contenere il numero dei contagi e dei morti privilegiando la salute rispetto al profitto.
C'è da dire che l'istituto dell'esenzione dal servizio non era stato cancellato ma solo sospeso e le varie circolari della Funzione pubblica non erano state esempio di chiarezza. Il dirigente dovrà prima valutare le esigenze di servizio ma se questo servizio è stato ridotto ai minimi termini (il prestito ad esempio nelle biblioteche) senza pensare a servizi alternativi, come sarà possibile ripensare la programmazione delle attività in epoca pandemica?

D. Perché la pandemia colpisce soprattutto la cultura?

I contagi stanno distruggendo la cultura per la palese incapacità dei soggetti pubblici e privati di prevedere modalità diverse di erogare i servizi, affidarsi alla rete o alla tv per le attività che possono essere svolte senza assembramenti e nel rispetto delle normative anticontagio.
I dirigenti degli Enti locali dal canto loro dovrebbero, con il contagocce, individuare i servizi per i quali non sia possibile lo smart e solo a quel punto esentar dalla prestazione i dipendenti per i quali non si può prevedere il lavoro agile. I responsabili dei teatri potrebbero realizzare monologhi e altri spettacoli senza assembramento inserendoli nel cartellone delle attività stagionali.
I mesi trascorsi avrebbero dovuto insegnare che è possibile non solo cambiare momentaneamente i profili per consentire la modalità agile ma anche rivedere le modalità con le quali erogare i servizi anche se, per la ennesima volta, non è stato fatto quel salto di qualità per il quale la Pubblica amministrazione sembra non essere attrezzata per la assenza di idee e programmazione da parte dei vertici dirigenziali e politici.
Siamo in emergenza, molte Regioni in zona rossa ma i contagi sapevamo sarebbero ripresi in autunno con grande forza. Nel frattempo poco è stato fatto, la cultura sta morendo e molti servizi non sono erogabili per la mancata digitalizzazione e per l'assenza di un ripensamento degli stessi. E il risultato? I dipendenti pubblici vengono sottoposti al pubblico ludibrio, musei e biblioteche, ma anche i cinema e i teatri, chiusi, il personale privato in casa integrazione, i precari a spasso senza retribuzione, una situazione surreale se pensiamo che fino a pochi giorni fa numerosi enti locali di piccole e medie dimensioni avevano ancora gran parte della forza lavoro in presenza, se pensiamo che già a fine primavera le assemblee autorganizzate dai lavoratori dello spettacolo avevano avanzato  proposte reali e praticabili senza essere mai ascoltati

A cura della Redazione pisana di Lotta Continua