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Il 9 gennaio a Milano abbiamo fatto un primo piccolo passo in avanti verso la costruzione di una Rete di compagni che si riconoscono nell’urgenza di riprendere un cammino interrotto e nella necessità di produrre un nuovo pensiero politico antagonista. Un progetto politico che sappia calarsi nel tempo della crisi senza fine del capitalismo, ma anche confrontarsi con la fragilità dell’odierna opposizione sociale e politica. Un pensiero politico che aspiri a conquistare uno spazio nel conflitto di posizione che ci vedrà impegnati in primo luogo a pensare e a organizzare la resistenza contro gli effetti devastanti della riproduzione del tardo-capitalismo. Quindi in grado di contrastare il carattere predatorio e cannibalesco dell’attuale forma di capitalismo che per sopravvivere e continuare a svilupparsi si vede costretto a consumare la vita delle persone e a divorare i beni naturali di noi tutti. Un sistema che, esaurita la sua spinta propulsiva, appare oggi come la “parte maledetta” della storia.

Per noi, ricostruire un pensiero politico capace di aggregare un soggetto collettivo antagonista vuol dire da un lato riprendere la critica alle radici del sistema, alla sua natura profonda. Quindi la critica ai processi di mercificazione, al furto del tempo di vita e di lavoro, alle forme di potere, concentrato e diffuso, con cui il capitalismo organizza la società, alla colonizzazione delle coscienze e al controllo sociale, ecc. Dall’ altra parte un potente soggetto politico-sociale si può ricomporre solo attraverso il recupero di una idea di grande storia, che riesca a connettere il presente con il futuro, il tempo breve (la cronaca) con i tempi lunghi della storia. Si tratta di riaccendere l’immaginario di un altro mondo possibile. Non una fantasticheria, perché fondato sulle possibilità effettive che ci sono date dall’enorme possibilità di sviluppo delle forze produttive che vanno piegate ai bisogni e ai desideri collettivi. Quindi criticate e riplasmate secondo fini diversi, opposti, a quelli del Capitale. Questo significa rimettere in gioco “l’utopia concreta”, una prospettiva che condensa un sogno per il futuro, che però può camminare nelle condizioni storiche che ci sono date.

La frammentazione del moderno proletariato, la distruzione delle forme di comunità che non sono all’interno di logiche di mercato, il consumo dei legami sociali in direzione dell’individualismo, il dilagare del controllo, ci rimandano il quadro delle difficoltà della nostra prospettiva. Oggi il legame fra i diversi segmenti del moderno proletariato deve essere costruito operando certo ancora nei luoghi di produzione, ma anche (soprattutto?) al di fuori, nel “sociale”. Ora la ricomposizione della “comunità proletaria” va ricercata e costruita dall’azione cosciente e volontaria della militanza collettiva antagonista. Come?

Questa fase storica ci obbliga a pensare alla resistenza attiva, questa è la forma di lotta di classe che dobbiamo esercitare in questo tempo. Siamo costretti alla costruzione di spazi di resistenza, di difesa delle nostre condizioni di esistenza, allo sviluppo dell’elaborazione collettiva, all’approfondimento della coscienza delle cause della miserevole condizione di vita e di lavoro della nostra parte sociale. Questa pratica politica è la base per pensare di poter tornare all’attacco. Il compito immediato del collettivo di Lotta Continua deve essere quello di “politicizzare” la condizione neo-proletaria e le molteplici forme di resistenza, sui luoghi di lavoro, nelle metropoli, nei territori extraurbani. Cosa significa? Vuol dire dare un senso complessivo ai bisogni dei subalterni, collocarli nei meccanismi del sistema, nei dispositivi che producono le classi. Significa individuare il nemico reale, i suoi strumenti, il ruolo dello stato e degli apparati ideologici.

Il percorso che intendiamo avviare vuole essere un itinerario di inchiesta in cui mettiamo a punto interrogativi e ipotesi di risposte che andremo a verificare. Un tragitto di ricerca di disponibilità ad attivarsi, di messa a punto di una “cassetta degli attrezzi” adeguata a forzare la gabbia d’acciaio di questo sistema.