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 Ogni qual volta ricorre un anniversario rischiamo di finire nella trappola di guardare al passato e non all'oggi, la storia è maestra di vita e una lezione per l'esistente ma spesso e volentieri questo sano principio vale solo in teoria.

Ci siamo tenuti lontani dalle rievocazioni delle giornate del G8 che hanno visto comunque momenti di riflessione sui fatti di 20 anni fa e dei nostri giorni, in giro esistono le solite culture reduciste, come sempre accade, ma per fortuna ascoltiamo e vediamo anche ben altro

A distanza di 20 anni dalle giornate genovesi del g8 pensiamo a quanto accaduto con il degrado urbano nelle aree metropolitane, nelle carceri italiane (e non solo a Santa Maria Capua Vetere), nel Mediterraneo con migliaia di migranti morti affogati oppure davanti ai cancelli delle fabbriche e dei magazzini della logistica.

E poi non possiamo dimenticare lo Stato penale, le denunce e gli arresti di attivisti sindacali, ambientali e sociali sui quali incombe la minaccia di decine di anni di carcere e sanzioni pecuniarie che ammontano complessivamente a milioni di euro e pesano come macigni sulle esistenze di molti\e.

A distanza di 20 anni la repressione non è cambiata, è forse retorico dirlo ma è diventata più scientifica mantenendo le stesse caratteristiche di un tempo. La differenza sta nel fatto che oggi non scendono in piazza le folle oceaniche di allora e degli anni immediatamente successivi quando si sviluppò un movimento contro le guerre permanenti, quelle guerre che hanno portato ai nostri giorni e alla pax americana.

Senza volere fare di ogni erba un fascio, è in atto nel paese una operazione pericolosa, ammettere il reato di tortura nelle giornate di Genova (lo dice per altro la Sentenza di Strasburgo contro l'Italia) non comporta rimettere in discussione nei nostri giorni il capitalismo della sorveglianza, il ruolo dell'apparato militare e poliziesco, la filiera delle responsabilità politiche di quanti hanno favorito la mattanza di Genova e continuano a pensarla nello stesso modo ogni qual volta si parla di carceri e di repressione dei movimenti sociali e sindacali.

E soprattutto è ancora presente quel filo nero che ha portato nel corso degli anni a rafforzare gli apparati repressivi come risposta alla lotta di classe criminalizzando interi settori sociali e soprattutto attraverso una narrazione dei fatti manipolata.

Per questo ragionare sulle giornate del G8 è utile se guardiamo ai nostri giorni altrimenti finiremo con il solito percorso memorialistico senza cogliere nessi con l'esistente

Redazione Pisana di Lotta Continua. Da: https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com