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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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Le piazze devono restare aperte, no alla repressione di Stato!

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Il ministro degli interni Luciana Lamorgese ha annunciato una inaccettabile limitazione del diritto di manifestazione. Con il pretesto delle recenti dimostrazioni No Green Pass, il governo ha deciso di restringere ulteriormente la possibilità di scendere in piazza, autorizzando solamente sit-in statici in luoghi distanti dai centri cittadini. Lo strumento utilizzato è una circolare ministeriale, che lascerebbe di fatto ai prefetti e ai Comitati per l’Ordine e la Sicurezza un ampio margine di discrezionalità nel decidere quali manifestazione autorizzare e dove farle svolgere.

In sostanza, il governo ha deciso di oscurare e criminalizzare qualunque forma di dissenso, con il pretesto della salute pubblica e della salvaguardia degli interessi di commercianti e bottegai. In un paese con 3 morti al giorno sul lavoro, con una sanità pubblica al collasso a causa di decenni di tagli indiscriminati, sembra che i cortei e le manifestazioni siano la principale minaccia alla salute pubblica.

Questo ulteriore restringimento del diritto “diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi”, sancito dall’art. 17 della Costituzione, si inserisce in una lunga fase di criminalizzazione del dissenso pubblico. L’inasprimento delle pene per blocco del traffico, interruzione di pubblico servizio e reati di piazza voluto prima da Salvini (Lega) e ribadito da Minniti (PD) è pensato per bloccare sul nascere qualunque tentativo di insorgenza da parte di lavoratori, precari, studenti, movimenti per la casa, ecologisti, femministe etc.

La verità è che le piazze fanno ancora paura, e il movimento contro il Green Pass (con le sue orrende propaggini neofasciste, specialmente a Roma) ha fornito il pretesto per una svolta sempre più reazionaria.

In questo senso il governo Draghi ha gettato la maschera, dimostrando la sua vera natura autoritaria e dirigista. Al “popolo” viene lasciato solo uno strumento per protestare: la tastiera e i social media. Alla gestione dei fondi del PNRR, delle manovre finanziarie e della sicurezza pensa Draghi, mentre il parlamento e i sindacati confederali restano a scannarsi per le briciole e per chiusure “dignitose” di fabbriche e centri produttivi.

Sta a noi, compagni e compagne, scardinare questo dispositivo combinato, che vede lo Stato impedire qualsiasi manifestazione pubblica di protesta e i social media diventare l’unica fittizia arena su cui scontrarsi, salvo essere poi sospesi per violazione dei termini di questa o quella piattaforma.

Occorre reagire, occupare gli spazi pubblici che ci vogliono togliere per tornare a essere protagonisti del nostro futuro e delle lotte per un cambiamento radicale del fallimentare modello economico capitalista. Stato e Capitale non regaleranno niente, il primo impegnato a dividere e reprimere la classe lavoratrice, il secondo interessato a sussidi pubblici e disciplina nei luoghi di lavori.

Come insegnano gli operai della GKN, abbiamo una sola strada da percorrere: dobbiamo unire i diversi ambiti di lotta, dal lavoro all’ambiente, dalla casa alle questioni di genere.

Insorgiamo!

Redazioni pisane e fiorentine di Lotta Continua

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