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D'Alema ha annunciato il ritorno nel Pd con scioglimento di Articolo 1. Cronaca di una storia già annunciata, del resto l'uscita di pochi militanti e dirigenti era il risultato del dominio incontrastato di Renzi ma anche il frutto di un grande equivoco politico e culturale secondo il quale venuto meno l'uomo di Rignano sarebbero maturate le condizioni per il ritorno nel vecchio partito. Art 1 non si è mai distaccato dal Pd, ove aveva i numeri (evento raro) ha sempre governato con il Pd alla cui nascita ha del resto contribuito. Basterebbe menzionare le liberalizzazioni di Bersani per dimostrare che questo vecchio ceto politico era del tutto interno alle stesse logiche di privatizzazione neoliberista che hanno dissolto le vecchie esperienze della sinistra italiana. La corrente riformista del Pd invoca un nuovo congresso dopo le dichiarazioni di D'Alema stigmatizzate anche dal segretario Letta, D'Alema annuncia che il Pd è la sua casa perché ormai derenzizzato. Il problema per D'Alema è quindi rappresentato dalla presenza dell'odierno leader di Italia Viva o da politiche di neoliberismo temperato? Le risposte sono scontate, certo che la esternazione del vecchio segretario della Fgci e la scelta del momento (in vista della elezione del Presidente della Repubblica) dovrebbe indurre a qualche riflessione sulla lontananza siderale del centro sinistra da istanze elementari come quelle del lavoro e della giustizia sociale. E il potere logora chi non ce l'ha giusto a riprendere una massima andreottiana

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