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Pensioni: dal caos spunta la ennesima beffa

Da tempo sosteniamo che l'obiettivo del Governo, e della Ue, sia quello di tornare velocemente alla piena applicazione della Legge Fornero e la discussione in atto tra Governo e Sindacati conferma che la riduzione dell'età pensionabile e dei coefficienti di calcolo della pensione non sono obiettivi sindacali e Governativi.

In attesa del prossimo incontro con i sindacati complici, si iniziano a scoprire le carte dimenticando che le pensioni calcolate con il sistema contributivo saranno ridotte a tal punto da costringere il Governo, tra 10 o 20 anni, a intervenire con misure di sostegno al reddito.

Il Governo non cancellerà la Fornero, non ridurrà l'età pensionabile nè rimetterà in discussione il modello contributivo e i sistemi di calcolo.  L'attenzione sembra invece rivolta all'ampliamento del silenzio-assenso per destinare il Tfr ai fondi pensione giusto a dimostrare che il potenziamento della previdenza pubblica non rientra tra i piani del Governo e dei sindacati. Nel migliore dei casi avremo una piccola revisione della legge Fornero con pensionamenti anticipati resi possibili solo a condizione del calcolo di tutta la vita lavorativa con il metodo contributivo per chi oggi ancora, e per poco, può vantare un calcolo misto tra contributivo e retributivo. 

E così si pensa all'uscita dal lavoro a 64 anni con almeno 38 anni di versamenti, si pensa al cumulo tra lavoro e pensione e quale piccolo vantaggio per i lavori gravosi. Parliamo di lavoratori e lavoratrici che hanno cominciato a lavorare prima del 1° gennaio 1996 e se vorranno anticipare la pensione subiranno il danno economico dell'intero calcolo con il contributivo. Se confrontiamo una pensione con il retributivo e una con il contributivo la differenza arriva anche al 35%, le pensioni di domani saranno decisamente più basse. 

Un autentico ricatto se pensiamo che ad oggi ci sono solo 192mila lavoratori retributivi e per farli uscire prima dal lavoro si costringeranno a un calcolo della pensione che potrebbe arrivare al 30% in meno dell'assegno, pensiamo allora quale sarà l'importo previdenziale per i quarantenni di oggi. 

Ci sembra evidente che il mix 64+38 (Quota 102) sia una scelta penalizzante per quanto venga invece presentata come un vantaggio.  

Intanto il presidente dell’Inps Tridico ha rilanciato la proposta di un anticipo a partire dai 64 anni d’età (e 20 di versamenti) della sola fetta contributiva della pensione per poi riconoscere la quota retributiva al raggiungimento dei 67 anni

Scenari veramente brutti all'orizzonte!

Ricordiamo alcuni fatti incontrovertibili

Da: https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com