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L’AMBIENTE NEL QUALE MATURO’ L’OMICIDO DI GIANNINO LOSARDO (21 giugno 1980)

Di Francesco Cirillo

 “Tutta Cetraro sa chi mi ha sparato” disse Losardo sul letto di morte in ospedale, così come lo scritto di Pasolini sul Corriere della Sera, Io so…. ma non ho le prove, un atto di accusa alla democrazia Cristiana del tempo. Tutti sapevano ma nessuno fece niente per evitarlo. Da quel 1980 il prossimo 21 giugno saranno passati 42 anni dall’omicidio Losardo avvenuto a Cetraro. Un omicidio rimasto impunito, senza colpevoli sia degli esecutori che dei mandanti. Un omicidio maturato in un ambiente dominato dalle cosche mafiose ben addentrate sia nei vari comuni della costa tirrenica che nella Procura di Paola. Fu il Ministro Martelli, circa dieci anni dopo l’omicidio, che, inviando il Magistrato Granero a fare un’ispezione in questo tribunale, svelò gli intrecci di vari magistrati con la cosca Muto. Magistrati che vennero in seguito depotenziati o trasferiti ma che rimasero sempre in servizio. Una corruzione che partiva da Cetraro ed in particolar modo dal clan Muto e che si dipanava come una piovra nei vari uffici tecnici, negli studi dei commercialisti, nelle società di vendita delle migliaia di appartamenti che sorgevano come funghi in paesi senza piani regolatori. Losardo da assessore comunale del comune di Cetraro contrastava in modo visibile le costruzioni abusive del clan Muto sia nel porto di Cetraro che lungo tutto il paese. Losardo faceva denunce continue su tutto, denunce documentate che mettevano in imbarazzo sia i sindaci che la stessa magistratura. In quegli anni non c’era un solo paese della costa che contrastasse la speculazione edilizia. La Regione, governata ininterrottamente sia dalla Democrazia Cristiana che da una giunta composita con Psi, Psdi e Pri non mise mai in atto misure di salvaguardia, degli uliveti, delle cedriere, delle formazioni geologiche dei calanchi, delle spiagge dorate, delle scogliere. Erano i tempi d’oro dei democristiani doc come Pasquale Perugini, Antonio Guarasci, Guido Rhodio, Aldo Ferrara, e poi di socialisti craxiani quali Principe, Dominjanni, Olivo. Tutti sotto l’egida e la benedizione di Bettino Craxi e Riccardo Misasi. Arrivavano in Calabria fiumi di danari che servivano solo a rimpinguare ditte corrotte e sindaci che le studiavano tutte per finanziare opere pubbliche inutili che poi venivano puntualmente abbandonate.   Fu l’epoca dei porti, dei marciapiedi, dei mattatoi, dei centri sportivi, delle fabbriche del tessile e dei loro indotti. I sindaci gestivano le assunzioni e i costruttori gestivano i territori. Tutti i costruttori erano in corsa per cementificare ovunque si potesse, aiutati in questo dai sindaci che volutamente e scientificamente, non avevano messo in campo misure di protezione attraverso i piani regolatori. Si andava avanti con piani di fabbricazione, per cui aree che fino a pochi mesi prima erano verdi o ad uso agricolo si trasformavano in un giorno in edificabili. Proprietari terrieri, coltivatori, braccianti che possedevano anche un piccolo pezzo di terra furono costretti a vendere ad imprenditori rapaci, che trasformavano il terreno agricolo in edificabile in pochi passaggi. I contadini si spostarono quindi sulla costa diventando operai edili con misere paghe di 5000 lire al giorno. Il territorio si trasformò quindi in pochissimi mesi. Da agricolo divenne edificatorio e ovunque sorsero villaggi, alberghi, campeggi, grandi concentrazioni di ville e villette e palazzi condominiali con appartamenti di 35 mq. A San Nicola A. al confine con Praia a Mare venne devastata una collina per costruirvi un megavillaggio, l’Hotel Bridge, a Diamante con il residence Mondo Nuovo si spianarono diverse collinette, a Belvedere si cementificò con un lungo treno di cemento la bella ed unica scogliera di Santa Litterata, a Scalea si costruì un villaggio dedicato a Maradona con un migliaio di mini appartamenti.  La Regione incentivò tali speculazioni con leggi speciali quale quella sul fondo perduto al 75-80% per la costruzione di alberghi, che quindi spuntarono come funghi e gestiti da improvvisati albergatori senza professionalità, che sfruttavano così camerieri, magazzinieri, donne delle pulizie. In quel periodo si accaparrarono tutto, dai terreni demaniali, alle spiagge, ai corsi dei fiumi. La politica quella che comandava e cioè la Democrazia Cristiana con i suoi partiti satelliti, furono gli unici responsabili di tutto questo disastro, e assieme a questi, pezzi della cosiddetta sinistra istituzionale che inciuciava come poteva. I comuni della costa tirrenica erano tutti saldamente in mano democristiana e l’opposizione era minima, ecco perché Losardo stava diventando un punto di riferimento credibile e importante e per questo andava assolutamente eliminato. Losardo rimasto solo venne così ucciso, mentre sia la politica che la magistratura stava con gli occhi chiusi.



L’ESTREMA SINISTRA SOLA CONTRO LA MAFIA

L’altra vera opposizione a tutto questo, inascoltati erano i collettivi rivoluzionari che vissero un periodo d’oro proprio negli anni a cavallo del 1977 fino al 1983, diventando anch’essi punto di riferimento per cittadini liberi e moltissimi giovani. A Diamante vi era il Collettivo K.Marx che contrastò fortemente le politiche del sindaco democristiano, a Cetraro nonostante la presenza dei clan una sede di servire il Popolo e di Democrazia Proletaria , a Grisolia un circolo anarchico più volte oggetto di attentati, a Verbicaro, un’isola felice, con  un sindaco di Lotta Continua, Felice Spingola e una sede dedicata al giovane ucciso a Bologna Francesco Lorusso, a Paola un Centro di Documentazione legato all’Autonomia e Servire il popolo, a Praia un circolo autonomo denominato la Settimana Rossa , a Scalea una sede di Potere Operaio, e unica a distinguersi nel panorama istituzionale della sinistra di governo la sezione del PCI di Belvedere m.mo. Questo movimento che si estendeva da Tortora fino a Paola, aveva anche una radio, chiamata Radio Talpa che aveva sede a Verbicaro e che come radio Alice a Bologna, venne chiusa da un ingente schieramento di polizia che asserragliò il paese in forze, così come fece nel 1974 alla ricerca del giudice Sossi rapito dalle Brigate Rosse. I militanti di questi circoli e collettivi svolgevano un ruolo importante in quanto volantinavano, davanti le sedi municipali, durante i mercati nei paesi, nelle piazze, denunciando quanto succedeva, facendo  nomi e cognomi dei sindaci corrotti, dei deputati democristiani in combutta con loro, del Tribunale di Paola e delle varie preture che non facevano niente per fermare questo enorme investimento di danaro nella speculazione edilizia e che invece perseguitavano questi militanti comminando loro multe per affissioni abusive, perquisizioni nelle loro sedi, fermi e arresti completamente gratuiti.

COSA RESTA DEL SACRIFICIO DI GIANNINO LOSARDO?

La gente tutta era completamente ipnotizzata da questo cambiamento e credeva che tutti si sarebbero arricchiti dal semplice contadino all’imprenditore di turno, che sarebbe finita l’emigrazione e che tutto avrebbero avuto un posto fisso, nei comuni, nelle scuole, negli alberghi, nei campeggi. Naturalmente ci sono stati e ci sono albergatori e imprenditori onesti che sono riusciti a sopravvivere senza legarsi alle cosche, ma sono mosche bianche.  Intanto la costa tirrenica spariva. Quella bella costa esaltata dal Touring Club nelle sue riviste, fatta di spiagge libere, pinete a ridosso del mare, di scogliere frastagliate, di Calanchi meravigliosi, di colline verdi dal profumo del cedro, sparì nel giro di qualche ano. Le piante di cedro a migliaia vennero sradicate, i calanchi di belvedere M.mo unici al mondo e nel mediterraneo vennero spianati, le spiagge e i terreni demaniali divennero posto per ville e alberghi. Niente riuscì a fermare questo gravissimo scempio, che portò anche un tipo di turismo povero, culturalmente arretrato, amante della bruttezza e desiderosa solo di conquistarsi attraverso anche un misero appartamentino il suo posto nelle vacanze.  La cosca Muto operò indisturbata fino ad oltre gli anni 90 ed ancora oggi ci sono sacche di queste attività. Negli anni 90 proprio Muto a Cetraro affondò una nave carica di veleni, la Cunsky ricevendo ben 200 milioni di lire e partecipò anche alla scomparsa del materiale dentro la nave Jolly Rosso spiaggiata a Campora San Giovanni.  Losardo di fronte a notizie simili avrebbe fatto una guerra per contrastarne le operazioni e alla fine si sarebbe schierato con gli ambientalisti piuttosto che con le istituzioni tutte che negarono la presenza di tali relitti. Cosa resta quindi del sacrifico di Losardo? Niente, i sindaci adesso si preparano per le sfilate a Cetraro il prossimo 21 giugno, gli uffici stampa preparano i discorsetti, qualche deputato e qualche sottosegretario arriverà in pompa magna per deporre qualche corona di fiori, ma nessuno di loro ricorderà davvero quello che Giannino avrebbe voluto e che per questo venne fermato.