repressione

Non è la prima volta che la repressione colpisce i lavoratori della logistica, centinaia di denunce e condanne, decine di arresti e la morte di due delegati sindacali nel corso di due picchetti ai cancelli durante gli scioperi. Il settore più conflittuale del mondo del lavoro ha pagato un costo elevatissimo in termini repressivi dopo avere conquistato condizioni lavorative e salariali dignitose. La logistica è nevralgica per gli interessi aziendali e questo spiega il senso della norma da poco introdotta alla chetichella nel decreto PNRR 2 che modifica il Codice civile al fine di eliminare nel comparto della logistica la responsabilità del committente quando la ditta fornitrice non paga i dipendenti. Il Governo Draghi ha ancora una volta palesato la sua natura di classe con interventi che mirano a deresponsabilizzare le associazioni datoriali. A distanza di pochi giorni è arrivata l'ennesima repressione con le misure cautelari e gli arresti domiciliari che hanno colpito dirigenti del Sicobas e di Usb per scioperi e picchetti nella logistica di Piacenza.

Siamo in presenza della piena applicazione dei decreti sicurezza Conte 1 e Conte 2 che prevedono severe pene per reati di piazza sindacali e sociali e, in particolare, per picchetti ai cancelli aziendali in occasione di scioperi e blocchi stradali.

I pacchetti sicurezza sono stati sottovalutati, ma la loro portata repressiva si manifesta soprattutto contro i blocchi stradali, i picchetti ai cancelli delle aziende in occasione di scioperi.

Siamo in presenza dell'ennesimo teorema contro il Sicobas e questa campagna repressiva colpisce anche Usb, si accanisce contro delegati sindacali già vittime delle morbose attenzioni di una Magistratura che scende in campo sempre a tutela degli interessi padronali. L’autunno si preannuncia caratterizzato da un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei proletari e delle proletarie, i centri di potere temono il ripresentarsi del conflitto sociale e mandano i soliti segnali repressivi per intimidire e terrorizzare chi non si rassegna a subire.

La nostra solidarietà, per questo atto molto grave, va prima di tutto ai delegati colpiti e alle loro organizzazioni sindacali. Siamo consapevoli di trovarci di fronte a un salto di qualità nelle manovre repressive contro una parte conflittuale del mondo lavorativo. Abbiamo anche la convinzione che ogni provvedimento disciplinare che colpisce un settore in lotta è rivolto nello stesso tempo contro tutti coloro che non accettano la sottomissione ad un sistema che manifesta sempre di più il suo vero volto fondato sull’ingiustizia sociale, sull’esclusione, sull’impoverimento delle classi subalterne, sulle guerre.

La Redazione di Lotta Continua