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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Parlare di elezioni presuppone...

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Parlare di elezioni politiche presuppone per tanti\e schierarsi a favore di una lista: come redazione di Lotta Continua non intendiamo farlo. A muoverci non è tanto il vecchio anti-elettoralismo della sinistra radicale e antagonista ma l'esperienza degli ultimi decenni

A noi pare evidente che queste elezioni vedranno la assai probabile vittoria delle destre, a cui cerca di opporsi (salvo averci governato insieme negli ultimi anni) il Partito Democratico con le consuete stampelle di sinistra, ancorati alla difesa acritica dell'agenda Draghi e supini ai dettami della Ue e ai parametri di Maastricht, nella speranza di sfondare definitivamente nell’immaginario dell’imprenditoria “illuminata” e avulsi dalle masse.

Il padronato italiano guarda invece con simpatia alla Meloni, a Salvini e alla ipotesi di flat tax, alla salvaguardia della Fornero e al potenziamento del tempo determinato come contratto di riferimento per la forza lavoro. Certo, anche una buona parte di lavoratori si farà attrarre dalle sirene della destra, pronta a sfruttare anni di abbandono delle periferie e dei lavoratori da parte di una sinistra sempre più irrilevante e autoreferenziale.

Per farsi trovare pronta al governo, la destra ha abbandonato da tempo ogni postura antieuropeista e anti atlantica, con in testa Fratelli d’Italia che si sta accreditando come forza politica credibile ai poteri forti dell'economia e della finanza e sposa le tesi della Nato e degli Usa.

Il polo moderato e di centro uscirà con meno voti di quanto sperato. Le posizioni appiattite sul jobs act e sulle riforme contro i lavoratori guadagneranno consensi in settori padronali ma saranno assai modesti, equivalendo alla forza di due piccoli partiti della Prima repubblica, il Pli e Pri che rispondevano ai dettami padronali e atlantisti

Non sappiamo quanti voti prederà il Movimento 5 Stelle, ma anni di governo con tutto l'arco parlamentare hanno esaurito la spinta “antisistema” delle origini, mentre la semplice difesa del reddito di cittadinanza non è sufficiente a guadagnare consensi.

La novità di queste elezioni politiche è la presenza di nuove liste che soffiano sul vento dell'opposizione al green pass, con almeno 4\5 liste che su questo punto in teoria, non sempre nella pratica, hanno palesato posizioni analoghe, che partendo dalla contrarietà al foglio verde (che oggi per altro non esiste più) sono ormai giunte a una contrarietà assoluta nei confronti del vaccino.

Noi, come redazione, abbiamo dato voce a un ampio ventaglio di opinioni in merito alla gestione dell’emergenza Covid 19, inserendo le legittime critiche al Green pass in un’analisi necessariamente più ampia della pandemia. Abbiamo denunciato l’utilizzo dello stato di eccezione come dispositivo di repressione del dissenso e di artificiosa costruzione di consenso verso le politiche governative, legando le misure statali di divieto/controllo all’interno allo sviluppo capitalismo della sorveglianza. La nostra ricerca ci ha portato ad inserire la crisi pandemica e le sue conseguenze in una fase di crisi del sistema capitalistico, denunciando ad esempio le politiche di feroci tagli alla sanità pubblica, che hanno reso la risposta all’emergenza tardiva e insufficiente.

Tuttavia, come sottolineato a varie riprese, le liste della galassia no green pass non sono certo antisistema. Proprio la mancanza di una lettura complessiva della crisi capitalista, l’incapacità di comprendere la fase dello scontro in corso tra capitale e lavoro, fa sì che in questi caravanserragli elettorali siano presenti settori della destra estrema e di quel conservatorismo di destra critico verso le tecnocrazie europee ma intriso di cultura liberista.

Chi poi pensa che si possa costruire cartelli elettorali con chi si schiera contro l'autodeterminazione delle donne e i diritti civili non rende un buon servizio ai diritti sociali ai quali talvolta si fa riferimento, e verso i quali trasversale è l'oblio​.

Chiudiamo con Unione Popolare: in molti ci chiedono perché non sostenere questa lista formata da Prc, Potere al popolo e da alcuni sindaci, da sindacalisti Cobas e di Usb. La sinistra ecologista e rossoverde non ha prodotto alcun risultato di rilievo nell’ultimo decennio, proponendo coalizioni dissoltesi puntualmente il giorno dopo il fallimento elettorale. La proposta elettorale di Unione Popolare, a cui auguriamo di raggiungere risultati migliori delle passate simili esperienze, è probabile finisca per scontrarsi con una situazione in cui sono presenti grossi problemi soggettivi. In sostanza la sinistra alternativa o di classe per misurarsi in modo efficace con le scadenze elettorali deve essere rappresentativa di realtà sociali e di conflitto che oggi non troviamo e che vanno costruite con il lavoro politico.

Ciò detto, non possiamo che analizzare i motivi dei fallimenti elettorali della sinistra italiana.

Noi crediamo che non esista una forza antisistema perché questa forza non è presente nel paese, nelle piazze, nei quartieri, nelle scuole. Puntualmente si presentano programmi elettorali con parole d'ordine giuste e condivise ma senza mai porsi la domanda dirimente: come tradurre in azione e proposta politica, sindacale e sociale queste buone idee?

Non potrà esserci successo elettorale senza un radicamento sociale, senza un rapporto stretto con una classe di riferimento che da tempo ormai vota a destra, non siamo egemonici nel senso gramsciano del termine e non saranno certo queste elezioni a cambiare lo stato delle cose.

Redazione di Lotta Continua

 

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