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Politiche attive del lavoro: carenti e insoddisfacenti Intervista ai compagni della redazione pisana

disoccu

Politiche attive del lavoro: carenti e insoddisfacenti

Intervista ai compagni della redazione pisana

7 lavoratori disoccupati su 10 aspettano oltre sei mesi prima di trovare un nuovo lavoro, molti attendono anni...

Quali sono i dati generali del problema?

Partiamo da documenti ufficiali per fornire dati incontrovertibili, basta andare sul sito Anpal e scaricarli

Bollettino Excelsior: 293mila assunzioni previste ad agosto - Bollettino Excelsior: 293mila assunzioni previste ad agosto - ANPAL

Intanto si capisce che la richiesta di lavoratori\trici arriva soprattutto dalla industria e in misura minore dal variegato mondo dei servizi

Si parla di 389 mila assunzioni nel trimestre estivo per la industria e poco più di 200 mila nei servizi, sono dati sui quali manifestare scetticismo è doveroso, non viene detto se si tratta di lavori a termine o precari (come saranno senza dubbio nel turismo legati insomma alla stagione estiva) o contratti di apprendistato o a tempo indeterminato. Colpisce la ricerca di profili professionali che possono essere acquisiti solo in ambito produttivo o con percorsi formativi che invece risultano assai carenti visto che nella impresa privata italiana manca la dovuta attenzione, non solo in termini culturali ma anche attraverso risorse economiche destinate a tale uso, e non certo da ora. Se le aziende lamentano la mancanza di determinate figure professionali è bene ricordare loro che queste figure vanno formate, informate e addestrate (come dice il testo unico sulla sicurezza) e non si possono improvvisare dall'oggi al domani percorsi medio lunghi. Ancora una volta assistiamo all'equivoco di fondo: le aziende parlano a sproposito di posti vacanti nel mondo del lavoro ma ben poco fanno per mettere in condizione giovani e meno giovani di sfruttare queste opportunità. La risposta è semplice: se miri solo alla contrazione del costo orario, puoi ricorrere a partite iva o a processi di esternalizzazione e di appalto anche di singole attività o ricorrere al solito interinale

Poi ci sono i lavoratori immigrati, molti dall'est europeo, costano meno e vengono messi in competizione con la forza lavoro autoctona anche attraverso orari e condizioni di impiego decisamente sfavorevoli, chi deve lavorare per avere il permesso di soggiorno è disponibile ad accettare minore salario e situazioni decisamente gravose.

Cosa dite delle politiche attive del lavoro?

 Le politiche attive del lavoro, la ricollocazione di quanti perdono il posto è uno degli annosi problemi del sistema italico. Le cause sono molteplici e vanno, come già detto, dalla carenza di formazione, di riqualificazione professionale derivante anche dallo smantellamento delle Province, alla impossibilità dei non specializzati di trovare un lavoro attraverso quelli che un tempo definivamo i collocamenti pubblici perché questo genere di occupazione è oggi ad appannaggio del sistema delle cooperative e degli appalti.

Sulle pagine de Il Sole 24 Ore prima e poi su quelle de Il Fatto quotidiano leggiamo che meno del 30 per cento dei senza lavoro riesce a trovare un posto entro sei mesi, ci sono differenze regionali evidenti e così macroscopiche da fotografare un paese che corre, si fa per dire, a due o tre velocità.

Se trovare un posto di lavoro nelle aree del Nord è relativamente più facile diventa invece una missione impossibile nelle isole e nel Meridione.

Ma attenzione a non generalizzare il problema o a leggerlo come questione regionale, se consultiamo le statistiche si capisce ad esempio che i problemi stanno anche dove fino a pochi anni fa non c'erano, regioni come Liguria e Lazio presentano dati di ricollocazione decisamente bassi e inferiori anche ad alcune Regioni del Sud, altri territori presentano invece una offerta legata alle stagioni e allora la ricollocazione diventa a tempo determinato senza offrire lavoro stabile e duraturo. Le conseguenze alla lunga saranno negative anche per l'Inps con minori contributi e la necessità di intervento statale a sostegno di questi lavoratori poveri.

I dati Anpal dovrebbero far riflettere anche sul programma Ministeriale adottato, sull'utilizzo dei fondi disponibili e sui percorsi formativi e di riqualificazione, ma soprattutto sull'efficacia delle politiche attive nate dopo lo smantellamento delle Province. Al contempo è indispensabile chiederci cosa fanno aziende e imprese private per riqualificare il loro personale visto che il Governo Meloni ha deciso di finanziarle con soldi pubblici in caso di assunzioni permettendo loro di pagare ben poche tasse.

 Ci rendiamo conto che per acquisire un diploma e una specializzazione spendibile nel mondo lavorativo abbiamo bisogno non solo di soldi ma di tempo, trattasi di percorsi medio lunghi e non di offerte occupazionali all'insegna della precarietà, contratti part time e a tempo determinato a decine di km di distanza e con orari assai disagiati. Ecco spiegato allora il vero problema: la ricerca forsennata di ridurre il costo del lavoro scaricando ogni investimento sulla fiscalità generale, questa è la classica ricetta dei padroni e oggi del Governo Meloni

 

 

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