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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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Tagli a sanità e servizi sociali: il Governo continua la guerra contro il Welfare

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Non ci sono soldi per la sanità e il ritorno del covid rappresenta una concreta minaccia per la salute pubblica con ospedali al collasso tra carenze croniche di infermieri, medici e personale sanitario e il progressivo disinvestimento da parte dello Stato. Metà delle risorse necessarie saranno tagliate dal Governo e in autunno ci ritroveremo in quella situazione di emergenza, con la congestione dei reparti, dalla quale per altro non siamo mai usciti. Dopo due anni di investimenti parziali già dal 2022 le risorse destinate alla sanità sono state tagliate e permanendo i numeri chiusi per l'accesso alle facoltà sanitarie è ipotizzabile che presto mancheranno infermieri e medici. Altrettanto grave è la contrazione dei servizi sociali e sociosanitari sul territorio, a partire dall'assistenza domiciliare agli anziani ed  alle persone con disabilità, sia fisica che psichica. Problema importante quanto quello ospedaliero, non solo in relazione alla probabile prossima ripresa del covid, ma già oggi, per i bisogni essenziali dei cittadini fragili. Ai tagli alla sanità e dei servizi sociali e socio-sanitari, si aggiungono inoltre quelli delle risorse destinate ai senza lavoro, occupabili e non, come dimostra la cancellazione del Reddito di cittadinanza. Ma anche la stessa scuola sta subendo politiche improntate a riduzione di spesa tanto che mancano insegnanti di sostegno e in molti casi il numero degli alunni\e per classe è ripreso a salire. da quasi due anni sono poi scaduti i contratti pubblici e ad oggi non ci sono le risorse necessari per rinnovarli con aumenti adeguati al reale costo della vita. Nell'immaginario collettivo si ripresenta con forza la figura del dipendente pubblico fannullone, una visione alimentata dai giornali vicini al Governo di destra. E anche la formazione, l'aggiornamento diventano una sorta di lusso contro il quale scatenare la scure dei tagli, ad esempio la Carta del Docente destinate a ridursi fin dal prossimo anno. I 500 euro del  2022 e  2023, nel 2025 scenderanno a 434 euro  per poi, dal 2027, ridursi ulteriormente a 432 e ancora nel 2028 a 374 euro. Un esempio lampante di come si porti avanti una politica insana all'insegna del disinvestimento quando è ormai acclarato che proprio la carenza di formazione rappresenti uno dei principali problemi per l'aggiornamento del personale pubblico.

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