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Il 68 sta volgendo al termine. Gli echi della contestazione alla Scala di Milano da parte del Movimento Studentesco di milanese con i suoi contenuti di critica alla volgarità consumistica e all’esibizionismo sfrontato della borghesia, hanno un forte effetto nelle diverse situazioni di movimento. Il mese di dicembre è per tradizione il mese delle merci, il mese in cui milioni di italiani bruciano la tredicesima in acquisti e regali. Il movimento si muove, in quest’ultimo mese del 1968, proprio all’attacco dei riti del Capodanno borghese. La contestazione della Scala innesca un processo a catena che culmina con gli scontri davanti alla Bussola. La Bussola è un grande e famoso locale notturno in Versilia tra Viareggio e Forte dei Marmi, una zona che da sempre è stata considerata la spiaggia di élite della borghesia e in particolare di quella milanese. I prezzi di locali come la Bussola sono ovviamente proibitivi, la frequentazione esclusiva. Tutte queste circostanze fanno della scadenza del 31 dicembre una data simbolica a cui la contestazione della Scala assegna ancor maggiore spessore politico che precedentemente.
I militanti de “Il Potere Operaio” e del Movimento Studentesco di Pisa decidono quindi di organizzare una manifestazione di protesta di fronte alla Bussola per la notte di fine anno. Nei giorni precedenti vengono diffusi molti volantini sia a Pisa, sia lungo il litorale. Nelle intenzioni degli organizzatori la manifestazione doveva essere caratterizzata da una contestazione relativamente pacifica dell’arroganza crassa ed esibizionista dei padroni. (liberamente tratto da “L’Orda d’oro 1968.1977” di Nanni Balestrini e Primo Moroni)
Il Potere Operaio Toscano con diversi segmenti del Movimento Studentesco del 68 (Torino, Trento, Pavia, la Cattolica di Milano) ha dato origine a Lotta Continua. Di seguito tre volantini che sono stati distribuiti dal Potere Operaio Toscano.
BUONE FESTE VI DICONO I PADRONI
Buon Capodanno, buone feste ti dice il tuo padrone consegnandoti il pacco dono. Buone feste ti dice il manifesto pubblicitario, buon Capodanno ti dice la vetrina dell’Upim che ti invita a spendere le ultime lire della tredicesima (su cui la direzione ha già fatto la sua trattenuta, come alla S. Gobain, per via degli scioperi); buone feste ci ha detto l’Apollo 8, parecchi miliardi di dollari buttati intorno alla Luna in nome del progresso dell’umanità, mentre negli stessi Stati Uniti ci sono milioni di uomini che crepano di fame e di freddo; ma per le feste abbiamo lo spumante e il panettone.
Buone feste ti dicono gli alberelli luccicanti, stracarichi di lampadine, in tutte le piazze: buone feste, state buoni. Le feste sono uguali per tutti, per il padrone, per l’operaio in cassaintegrazione, per il dottor Fabbris nel Grand Hotel di Cortina e per l’operaio della Marzotto licenziato, per i padroni di Montedison e per le commesse della UPIM che deve sorridere due volte per vendere il triplo.
“Buone feste, operai, lavoratori, studenti”, dicono i padroni, “pensate a bere, a mangiare a divertirvi; dimenticate che il ’68 è l’anno del maggio francese, delle lotte di massa di studenti e operai, della Cecoslovacchia, della intensificazione della rivolta dei popoli del Terzo Mondo. Dimenticate che solo qualche settimana fa la polizia ha massacrato due braccianti ad Avola, ha bastonato i proletari in lotta in centinaia di manifestazioni”.
“Buone feste” ripetono i padroni, “spendete la vostra tredicesima, comprate le vostre merci natalizie, regalatevele l’un l’altro: è necessario che i nostri negozi vendano, che i nostri prodotti siano consumati”.
Ebbene, compagni, festeggiamoli questi nostri padroni, andiamo tutti alla Bussola, alla Capannina, da Oliviero, a vederli sfilare con le loro signore col vestito nuovo da mezzo milione, a consumare una cena da 50 mila lire, annaffiata da 50 mila lire di champagne.
Ai loro grassi padroni ed alle loro donne impellicciate vogliamo quest’anno porgere personalmente i nostri auguri.
Sarà solo un piccolo simbolico omaggio ortofrutticolo, per prepararli ad un 1969 denso di ben altre emozioni.
Il Potere Operaio (30-12-68)
BUON CAPODANNO
Buon Capodanno a chi va alla Bussola, con il vestito nuovo da 200 mila lire per la signora, a mangiarsi 50 mila lire di cena, annaffiata da 50 mila lire di champagne.
Buon Capodanno a chi per guadagnare 50 mila lire lavora per un mese, a chi festeggia con lo spumante da 300 lire, a chi la Bussola la guarda in televisione
Anno nuovo, vita nuova. Buon compleanno a chi tornerà a sfruttare e a chi tornerà a farsi sfruttare.
Divertiamoci. Godete, studenti, della libertà condizionata di una notte; ballate, ragazze dell’UPIM, ritemprate il vostro sorriso al consumatore. Divertitevi, operai della Marzotto, della S. Gobain, della Piaggio. Venite tutti alla Bussola, alla Capannina, da Oliviero.
Venite ad ammirare di persona i padroni che cominciano l’anno nuovo: venite a riempirvi gli occhi della ricchezza che vomitano in giro con eleganza.
Quella ricchezza gliela avete regalata voi: andata a vederla buttar via, è gratis.
Il Potere Operaio (28-12-68)
CHAMPAGNE E POMODORI
I bambini quando hanno un quaderno nuovo, con le pagine bianche, fanno mille progetti di tenerli in ordine, di scriverci con la migliore calligrafia. Nel calendario dei padroni, il Capodanno ha la stessa funzione: offrire a chi quotidianamente è sfruttato, immiserito e istupidito dal dominio capitalista, la truffa finale. L’anno vecchio ti ha dato miseria, licenziamenti, supersfruttamento, servitù: ebbene, puoi buttarlo via, come i cocci vecchi dalle finestre: ti resta davanti l’anno nuovo, il bel quaderno bianco tutto da scrivere. Questo è il discorso che conviene ai padroni: sospendiamo le ostilità, tanto quello che è stato è stato, ora è tutto diverso, è un altro anno. Ma il nostro quaderno ce l’hanno già scritto loro, col linguaggio di sempre: miseria, licenziamenti, supersfruttamento, servitù.
Ma la cosa più mostruosa è proprio questa: il tentativo di renderci complici del nostro sfruttamento, di renderci schiavi e felici. Il grande spettacolo del Capodanno è pronto. Protagonisti gli sfruttatori, i potenti, i potenti, i parassiti, pronti a sfoggiare la ricchezza accumulata sulla miseria e sul lavoro altrui, a sprecare in una sera quanto basta a migliaia di famiglie per vivere un anno intero. Il loro divertimento non basta, c’è bisogno anche del pubblico, c’è bisogno di quelli che della ricchezza e del potere sono quotidianamente derubati. Le prime al teatro, i veglioni lussuosi alla Bussola, all’Hotel Golf, a St. Vincent, devono arrivare nelle case di tutti, portati dalla televisione, dai quotidiani pieni di fotografie e cronache del bel mondo, dai rotocalchi che sfoggiano sfilate di modelli preziosi per le casalinghe che non li indosseranno mai.
Ma non è detto che il gioco riesca. A chi ipocritamente si domanda. “Che cosa ci porterà il nuovo anno?” come se si trattasse di prevedere eventi naturali, terremoti o siccità, c’è una sola risposta.
Il nuovo anno ci porterà quello che sapremo conquistarci.
Sul quaderno bianco i padroni vogliono risolvere i loro vecchi e grassi conti. Tocca a noi riempirlo con una storia diversa.
Lasciamo ai padroni lo champagne: noi abbiamo i pomodori.
Il Potere Operaio ( 29-12-68)
QUELLA NOTTE DAVANTI ALLA BUSSOLA
(Pino Masi -Il canzoniere pisano)
nel freddo di San Silvestro
quella notte di Capodanno
non la scorderemo mai.
Arrivavano i signori
sulle macchine lucenti
e guardavano con disprezzo
gli operai e gli studenti
le signore con l'abito lungo
con le spalle impellicciate
i potenti col fiocchino
con le facce inamidate.
Eran gli stessi signori
che ci sfruttano tutto l'anno
quelli che ci fanno crepare
nelle fabbriche qui attorno
son venuti per brindare
dopo un anno di sfruttamento
a brindare per l'anno nuovo
che gli vada ancora meglio.
Non resistono quei compagni
che li han riconosciuti
ed arrivano i pomodori
ed arrivano gli sputi
per difendere gli sfruttatori
una tromba ha squillato
quando già i carabinieri
hanno corso ed han picchiato.
Come son belli i carabinieri
quando picchiano con le manette
i compagni studenti medi
dai quattordici ai diciassette
non la smettono di picchiare
se il colonnello non alza un dito
sono l'immagine più fedele
del nostro ordine costituito.
Già vediamo i carabinieri
che si stanno organizzando
per iniziare la caccia all'uomo
con pantere ed autoblindo;
non possiamo andare via
nè lasciare i dispersi
siamo ormai tagliati fuori
per raggiunger gli automezzi;
decidiamo di resistere
e si fan le barricate
sono per meglio difenderci
dalle successive ondate.
Dalla prima barricata
alla zona dei carabinieri
sono circa quaranta metri
tutti sgombri e tutti neri;
quando cominciano ad avanzare
uno di loro spara in aria
i compagni tirano sassi
per cercare di fermarli.
Loro si fermano un momento
poi continuano ad avanzare
non è più uno soltanto
sono in molti ora a sparare.
Dalla prima barricata
vediamo bene le pistole
ma dalla seconda tutti pensano
che sian colpi di castagnole.
Ci riuniamo tutti insieme
alla seconda barricata
e gli sbirri tornano indietro
vista la brutta parata.
Ancora un'ora di avanti-indietro,
noi con i sassi loro sparando,
e tutti crediamo che sparano a salve
anche da dentro un autoblindo.
Ma ad un tratto vedo cadere
un compagno alla mia destra
in ginocchio con un buco
ed il sangue sui calzoni.
Mi volto e grido "sparan davvero"
e corro indietro di qualche passo
due compagni portano a spalle
il ferito nella gamba.
Correndo forte sulla strada
con alle spalle i carabinieri
vedo Ceccanti colpito a morte
trasportato sul marciapiede.
Malgrado gli sforzi per aiutarlo
è difficile trovar soccorso
mentre gli sbirri ti corrono dietro
e non ti danno un po' di riposo.
Trovata un'auto utilitaria
e portato via Ceccanti
non ci resta altro da fare
che scappare tutti quanti
Forse alla Bussola per questa notte
i padroni si sono offesi
loro che offendono e ci uccidono
per tutti gli altri dodici mesi.
Sarebbe meglio offenderli spesso
e non dare mai loro respiro
tutte le volte che lor signori
capitan sotto il nostro tiro.
E a questo punto mi sembra opportuno
fare qualche considerazione
sulle diverse e brutte facce
che ci mostra oggi il padrone
Lui ha i soldi per comprarci,
il lavoro per sfruttare
i suoi armati per ucciderci,
la TV per imbrogliare.
A noi non resta che ribellarci
e non accettare il gioco
di questa loro libertà
che per noi vale ben poco.
Non ci resta che ribellarci
e non accettare il gioco
di questa loro libertà
che per noi vale ben poco
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