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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Come depotenziare i servizi educativi comunali nelle città Governate dalla Lega

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Intervista a Federico Giusti del sindacato generale di base

Nelle ultime settimane a Pisa l'amministrazione comunale ha deciso di chiudere una sezione alla scuola Materna Agazzi suscitando proteste di genitori, cittadini, sindacati e partiti. Ne abbiamo parlato con Federico, delegato Rsu e tra i promotori di queste iniziative

  1. Cosa succede a livello nazionale?

Partiamo da un dato oggettivo ossia che nel corso degli anni gli enti locali hanno iniziato un progressivo disimpegno nella gestione diretta di innumerevoli servizi, educativi inclusi. La motivazione è sempre la stessa: ridurre i costi esternalizzando i servizi dove lavoratrici e lavoratori sono pagati meno, lavorano di piu' perché hanno contratti nazionali con orari settimanali maggiori e retribuzioni inferiori. Per disinnescare le esternalizzazioni basterebbe rivedere la legislazione in materia di lavoro applicando il medesimo contratto nei servizi educativi (è solo un esempio) a prescindere dalla natura pubblica o privata del servizio. Attenzione: non parliamo di contratto unico per tutti\e, ma di non applicare contratti nazionali al ribasso che magari fanno la fortuna dei sindacati cosiddetti rappresentativi decretandone il monopolio della rappresentanza, anche se in sostanza affossano il potere di acquisto e di contrattazione della forza lavoro, hanno paghe orarie inferiori e orari lavorativi più lunghi. E in tempi nei quali si torna a parlare di spending review può succedere di re-internalizzare i servizi di pulizia nelle scuole statali ma di cedere allo stesso tempo a tante piccole esternalizzazioni, il Governo nazionale sarebbe salvo scaricando l'onere di certe scelte sugli enti locali. Nel corso degli anni abbiamo perso due grandi occasioni: trasformare i nidi da servizi a domanda diretta in servizi della pubblica istruzione obbligando lo Stato a impegnarsi per l'apertura e la gestione di queste strutture educative che invece restano a carico del comune e comportano rette elevate per i cittadini. La seconda occasione perduta è invece rappresentata da un grande piano di risanamento dell'edilizia scolastica, le scuole cadono a pezzi e gli studenti, proprio in questi giorni, a Pisa le stanno occupando per contestare l'abbandono dell'edilizia scolastica.

 

  1. Torniamo a Pisa

L'amministrazione comunale della Lega ha ereditato scuole di alta qualità, esiste un progetto educativo consolidato sia in quelle a gestione diretta che in convenzione. Ma ha anche ereditato edilizie scolastiche fatiscenti. La scelta dell'amministrazione è stata sbagliata fin dall'inizio focalizzando l'attenzione sui costi, la scelta era quella di non investire nei servizi educativi, di non inserire nel Bilancio comunale soldi per questi ed altri servizi sociali. Sta qui il cuore del problema, optare per assumere vigili impiegandoli sempre più sull'ordine pubblico e sempre meno per combattere l'abusivismo edilizio o il lavoro nero. Nel bilancio non ci sono soldi per tanti servizi educativi o sociali o se ne sono stanziati pochi, altro discorso vale per il piano occupazionale sbilanciato solo sulla assunzione dei vigili. Sono nate proteste di genitori e cittadini, il comitato al quartiere i Passi (dove sorge la materna Agazzi) ha organizzato assemblee e iniziative, da tempo è nata anche una associazione per volontà di ex educatrici, oggi in pensione, della scuola, parliamo di un territorio fervido pur in un quartiere dove gli anziani sono maggioranza. La popolazione non vuole la soppressione di una sezione che poi, anche se la Giunta smentisce; sarebbe solo l'inizio di un percorso di inevitabile chiusura della scuola. Ascoltando l'assessora alla istruzione ci sembra fuorviante citare il calo demografico che ci sarà solo nei prossimi anni, abbiamo raccolto quasi 20 richieste di iscrizioni alla materna proprio nella sezione che intendono sopprimere. E con questi numeri si potrebbe anche spalmare qualche utente nelle scuole materne statali della zona che a detta della Giunta rischiano la chiusura. In tutta questa vicenda non si capisce perché il Comune debba intervenire a sostegno dello Stato e non viceversa, perché non sia stata coinvolta la Regione Toscana (chiamata in causa dal Comitato), perché il Comune non voglia fare marcia indietro nonostante l'opposizione di genitori, cittadini, sindacati (il 31 Gennaio ci sarà il tentativo di conciliazione e in caso di mancato accordo lo sciopero), perfino di imprenditori locali come la Cna. Parlando con i direttori didattici abbiamo anche appreso della possibilità di trasferire delle sezioni statali nella materna comunale, una ipotesi che non ci convince ma sta a dimostrare la elevata qualità di un progetto educativo che oggi la Giunta forse vuole depotenziare perché si poggia su valori, percorsi culturalmente invisi alle destre. E qui entra in gioco una battaglia cultura difficile ma necessaria a partire dalle scuole e dai processi educativi, battaglia da riprendere dopo anni di stupido oblio.

  1. La protesta vede insieme tante realtà

Bisogna imparare a dialogare e a costruire insieme percorsi di aggregazione, dentro le assemblee sono intervenuti esponenti del Pd e della imprenditoria che hanno prospettive ben diverse dalle nostre. Detto cio' una azienda sa bene che investire in cultura e formazione è dirimente per trovare in futuro forza lavoro preparata ed è bene farlo sviluppando un ragionamento semplice ossia i percorsi educativi e formativi dai primi mesi di vita agli anni della pensione, poi ci saranno consiglieri comunali alla ricerca di consensi ma che si mettono a disposizione per portare nelle sedi istituzionali il problema e il punto di vista del comitato e sarebbe folle rifiutare questo aiuto. Credo che il reciproco rispetto e le diversità siano un fattore determinante per la crescita dei consensi, a distanza di giorni è sempre più chiaro che la soppressione di una sezione alla materna comunale sia una scelta sbagliata e invisa alla popolazione. E analoghi percorsi sono possibili su innumerevoli questioni: dalle scelte urbanistiche a quelle ambientali, sugli appalti bisogna costruire percorsi di lotta e di aggregazione. Bisogna imparare dagli errori del passato se vogliamo raggiungere almeno un obiettivo comune ossia difendere i servizi e i beni comuni/pubblici e per farlo ci vuole tenacia, rispetto, radicalità, coerenza ma anche un forte coinvolgimento popolare.

  1. Cosa chiedete?

Aiuto economico dalla Regione, non sopprimere la sezione, allungare i tempi di iscrizione, rivedere il piano occupazionale al Comune, salvaguardare i progetti educativi, impedire che i quartieri diventino dormitori senza socialità scuole, palestre e luoghi di aggregazione. Farlo dalla materna Agazzi è solo l'inizio

 

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