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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Lettera di un Gilet Jaune italiano a tutti i gilets Jaunes di Francia. Il governo italiano sostiene la nostra lotta?

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Cari gilets jaunes, cari compagni di lotta.

Sono un lavoratore italiano cha vive in Francia da qualche anno e che ha partecipato al movimento dei gilets jaunes dall’inizio. Vivo in Francia perché, come numerosi altri lavoratori del sud Europa, italiani, spagnoli, greci, portoghesi, sono emigrato a causa delle politiche di austerità. Nel mio Paese, le politiche neoliberali e le restrizioni al bilancio sono arrivate ben prima che in Francia, subito dopo la crisi del 2008. Questi politici, come voi sapete, non hanno prodotto altro che maggior disoccupazione, maggior precarietà e maggiori privatizzazioni dei servizi pubblici: degli ospedali, delle scuole, delle università. Il crollo del ponte Morandi a Genova la scorsa estate, ne è il tristissimo simbolo. Le politiche di austerità rompono la coesione sociale, rinchiudono nella solitudine e nell’isolamento e alimentano la guerra tra poveri. Come sapete bene, è una vera guerra sociale che è stata condotta dalle élite in questi ultimi anni su scala europea. Questa guerra, che è cominciata nei Paesi del sud Europa, è ora arrivata in Francia attraverso l’intermediazione di Macron.

Ho partecipato a tutte le azioni del movimento, comprese quelle durante il periodo natalizio: sono sempre stato là! Ho scoperto un movimento straordinario, aperto a tutti, poco importa la nazionalità o il colore della pelle. È stato per me un Natale eccezionale, quello del 2018: l’ho trascorso con voi ai blocchi e nelle strade di Parigi, i sabati e la notte della vigilia sugli Champs Élysées. Sabato scorso, ero ancora nella strada con voi per l’Azione VIII, e ci sarò le prossime settimane, fino alla nostra vittoria.

Ho scoperto, durante queste otto settimane di lotta e di rivolta popolare, il senso delle parole solidarietà, fraternità, libertà, uguaglianza, democrazia. La lotta dei gilets jaunes va bel oltre la Francia. Se noi riuscissimo a vincere in Francia, il Paese nel quale la rivoluzione è nata, i gilets jaunes potranno vincere altrove, seguendo il nostro esempio.

I media francesi non parlano molto del fatto che i gilets jaunes sono già pronti per far la loro comparsa in altre regioni e Paesi, con un’autorganizzazione dal basso: nei Paesi Baschi, in Catalogna, in Belgio, nei Paesi Bassi, in Germania, in Grecia, in Africa del nord, in Medioriente. Per contro, parlano del sostegno contrario contro i gilets jaunes che i governi e i politici di altri Paesi esprimono.

Ho letto ieri nei quotidiani francesi che il vice-presidente del governo italiano, e leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha espresso il proprio sostegno al movimento dei gilets jaunes. I media francesi hanno evidenziato questa notizia. Perché? Perché un atto di propaganda da parte di un politicante italiano è stato ripreso e sottolineato con insistenza dai media francesi? Perché i media francesi non parlano di tutti i cittadini europei che sostengono i gilets jaunes e che vogliono seguire il loro esempio? Interessa loro parlare di Di Maio, di Salvini, di Assad, di Putin per offuscare l’immagine del movimento, per mostrare all’opinione pubblica che i gilets jaunes non sono indipendenti, che sono pilotati e manipolati dai governi di altri Paesi o da qualche fantomatico complotto internazionale.

Si tratta dell’ultima falsificazione dei media: dopo aver accusato il movimento di razzismo e di antisemitismo, dopo aver sostenuto che la sua rivendicazione principale concernesse il “matrimonio per tutti”, cercano ora di insinuare che il movimento è guidato da Paesi stranieri e da governi populisti. Tutto ciò ci fa sorridere! Continuiamo a lottare e a bloccare il Paese! Il fatto che si parli sempre più dei gilets jaunes all’estero è semplicemente un segno della forza della nostra lotta.

In quanto cittadino di origine italiana voglio aggiungere una cosa su Luigi Di Maio, il vice-presidente del “mio” governo. Perché questo omuncolo che indossa vestito e cravatta - anche quando dorme - sostiene i gilets jaunes e che vuole mettere la piattaforma Rousseau a disposizione del movimento? Perché Di Maio non ha pronunciato una sola parola sui gilets jaunes per otto settimane e comincia tutto d’un tratto a parlarne? La risposta è semplice: Di Maio non riscuote più consensi e non riscuote più legittimità in Italia, poiché ha tradito il suo popolo nel negoziato con l’Europa e non ha mantenuto le sue promesse elettorali.  Di Maio tesse l’elogio dei gilets jaunes perché sa che i cittadini italiani sostengono il movimento francese. Prova a riguadagnare il consenso degli italiani tessendo l’elogio dei gilets jaunes.

Di Maio è un impostore, un mentitore, un manipolatore. I suoi elettori non gli perdonano il modo con il quale ha tradito le principali promesse che aveva fatto durante la campagna elettorale. Di Maio diceva di voler difendere il patrimonio pubblico e i beni comuni in Italia, ma nei negoziati con Bruxelles ha messo sul tavolo la vendita del patrimonio pubblico ai privati, per un valore di 16 miliardi di euro: immobili, terreni di proprietà pubblica, beni di importanza storica e culturale. E voi consociate bene l’importanza del patrimonio storico e culturale italiano. Prima delle elezioni, Di Maio sosteneva di voler mettere fine alle “grandi opere inutili” come il gasdotto in Puglia che sta distruggendo il territorio e le spiagge di questa regione magnifica, o come il “Terzo valico” in Liguria. Ma lui e Salvini hanno deciso di continuare la devastazione delle bellezze del territorio italiano.

Come i vecchi politicanti, questi “nuovi” politicanti del governo italiano hanno proseguito una politica di privatizzazione dei beni e dei servizi pubblici. Di Maio aveva promesso, contro la povertà, il reddito di cittadinanza. Ma ha approvato una misura di assistenza umiliante per i disoccupati italiani. Di Maio e Salvini dicevano di voler ridurre la pressione fiscale in Italia, ma non si è avuto il seppur minimo cambiamento in tal senso. Di Maio e Salvini dicevano che avrebbero rifiutato di rispettare le restrizioni di bilancio imposte da Bruxelles, per poter rilanciare politiche d’investimento e sostenere il lavoro in Italia. Alla prima minacci di Bruxelles, hanno invece immediatamente ceduto, per la semplice ragione che sono impostori.

La piattaforma Rousseau che Di Maio vorrebbe mettere a disposizione dei gilets jaunes è semplicemente una truffa. IL semplice fatto di credere che il nostro movimento ne abbia bisogno è un insulto ai gilets jaunes. La piattaforma Rousseau è contraria allo spirito di condivisione e di libertà della rete.  Malgrado il suo nome, non favorisce la partecipazione diretta, non essendo il suo codice e il suo algoritmo liberi né a disposizione di tutti. E’ proprietà privata di un’azienda, la Casaleggio Associati, che ha preso in ostaggio gli aderenti al Movimento 5 Stelle. Macron e Di Maio, benché si presentino come due figure opposte, dividono lo stesso sogno di fare della Francia e dell’Italia una nazione start-up!

Il movimento dei gilets jaunes, al contrario, ha dimostrato di essere capace di autorganizzarsi online, di utilizzare dei canali di comunicazione indipendenti per organizzare ogni Azione, per assumere decisioni collettive, per redigere elenchi di rivendicazioni. Abbiamo fatto un uso cosciente e collettivo degli strumenti della rete. No, non abbiamo bisogno di una piattaforma che pota il nome di “Rousseau” per usurpare la democrazia diretta e intrappolare i cittadini!

Di Maio ha sempre dichiarato che se non vi fosse stato il Movimento 5 Stelle in Italia, ci sarebbe stata una rivoluzione. Di Maio teme la rivoluzione e ha sempre preso le parti della polizia quando i cittadini non rispettavano quanto loro imponeva il Ministro degli Interni e i Prefetti. Il Movimento 5 Stelle ha recuperato e strumentalizzato il sentimento di esasperazione dei cittadini italiani di fronte al vecchio sistema politico corrotto, dando loro l’illusione di poter cambiare il Paese per via elettorale. Ma noi, i gilets jaunes, sappiamo molto bene che non può cambiare molto solo attraverso la strada delle elezioni! E che quelle e quelli che vorranno rappresentare il gilets jaunes alle prossime elezioni europee saranno dei manipolatori!

Di Maio diceva di voler introdurre in Italia la democrazia diretta, e invece, da quando ha raggiunto il governo ha fatto un compromesso tipico della “vecchia politica” con Matteo Salvini, un altro politicante professionale che fa politica da più di vent’anni, a spese dei contribuenti italiani. Salvini appartiene a un partito camaleonte che, solo qualche anno fa, predicava la separazione del nord (ricco) d’Italia dal sud (povero), e che oggi, improvvisamente, si fa apostolo dell’unità del Paese, combattendo i più poveri, con il rafforzamento del razzismo di Stato e con la chiusura dei porti.

La parabola italiana è utile per noi, gilets jaunes, in particolare per una ragione. Ci mostra che in Europa abbiamo due nemici da combattere: da un lato le élite neoliberali di Bruxelles e i loro rappresentanti in Francia e altrove; dall’altro, i falsi tribuni della plebe, che difendono la democrazia diretta per intrappolar i cittadini europei e per illuderli.

Rifiutiamo il recupero politico, da qualunque parte esso venga!

Da: Global Debout

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