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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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Più le mandi giù meno potere di acquisto avrai. La crisi non la vogliamo pagare noi lavoratori e lavoratrici

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La crisi noi non vogliamo pagarla, abbiamo già perso potere di acquisto e di contrattazione. Ogni volta vengono imposti sacrifici alla forza lavoro per "salvare il paese" o "rilanciare l'economia"

Dalla svolta dell'Eur a metà anni Settanta ad oggi abbiamo solo accumulato sconfitte con l'immancabile ruolo concertativo e subalterno dei sindacati cosiddetti rappresentativi, la classe lavoratrice si è adeguata e quanti hanno alzato la testa si sono visti recapitare procedimenti disciplinari, denunce, licenziamenti.

Ribellarsi a questo stato di cose è indispensabile soprattutto oggi visto che con la  scusa della pandemia sono iniziate le grandi manovre padronali per abbassare il costo del lavoro, ridurre le già esigue agibilità sindacali, legare il salario ai profitti aziendali fermo restando che gli utili continueranno a essere divisi tra gli azionisti e ai lavoratori arriveranno, nel migliore dei casi, briciole se non meccanismi che condizioneranno la nostra vita ulteriormente mettendo a rischio l'occupazione, il salario, istruzione e sanità e le stesse pensioni.

Di questo dovrebbero occuparsi i sindacati di base e di base senza reiterare meccanismi deleteri del passato che portano a divisioni, fratture e arretramenti.

La spesa pensionistica destinata a crescere non perché i nostri assegni previdenziali siano cresciuti ma solo perché la popolazione attiva sta arrivando all'età della pensione che nel corso degli anni è arrivata alle soglie dei 70 anni.  Il ricambio generazionale è diventata una priorità per quanto dimenticata, intanto ripartono i soliti leit motive per giustificare la perdita di acquisto delle pensioni.

Andiamo verso una quota del Pil ben superiore all’attuale 16% e un debito pubblico proiettato oltre il 140% del Pil, leggiamo sulle pagine dei giornali italiani, urge allora un costante e continuo monitoraggio dell’equilibrio finanziario di lungo termine, pena la stabilità del sistema.

La stabilità finanziaria è l'esatto contrario di quanto serve alla classe lavoratrice, con i patti di stabilità e i vincoli di spesa in meno di 20 anni abbiamo perso 500 mila posti di lavoro nella Pubblica amministrazione, intere produzioni sono state delocalizzate, ai contratti a tempo indeterminato sovente sono subentrati i contratti precari tra lavoro a chiamata, interinale e tempo determinato.

Nei prossimi anni arriveranno le prime conseguenze di anni di controriforma previdenziale \del lavoro tra la revisione dei coefficienti introdotti dal 1° gennaio 2021 per l’applicazione del metodo contributivo, gli appalti al ribasso e i tagli occupazionali già annunciati in attesa che arrivi la fine del divieto di procedere con i licenziamenti collettivi.

Fatti due conti allora si scopre che le pensioni potrebbero avere una perdita superiore al 20\30 per cento rispetto all'ultima busta paga. Collegando le pensioni al Pil rischiamo di perdere altri soldi E poi bisogna calcolare anche gli eventuali licenziamenti e anni di mancati contributi che incideranno non poco sull'assegno previdenziale futuro. 

La risposta a questo stato di cose non può essere quella di impegnare il Tfr o il Tfs in fondi previdenziali per compensare la perdita del potere di acquisto delle pensioni, in ogni caso, con le attuale regole, saranno sempre e solo i lavoratori e le lavoratrici a pagare la crisi.

Per questi motivi urge invertire la tendenza e rimettere in discussione tutte le scelte che hanno portato all'impoverimento di sanità e istruzione pubblica, alla devastazione della medicina di base e preventiva ma anche le stesse regole che determinano l'impoverimento di salari e pensioni perché a fallire non sono stati solo i padroni e il sistema politico ma anche le logiche del contenimento del danno operate da Cgil Cisl Uil.

Redazione pisana di Lotta Continua

(https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com)

 

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Commenti 1

Ospite - Giorgio Miotto il Giovedì, 02 Luglio 2020 21:47

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