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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Rifiuto della Nato e della militarizzazione dei nostri territori.

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Intervista della redazione di Lotta Continua agli attivisti del No Camp Darby

Sabato 19 marzo si terrà all'aeroporto militare di Pisa una manifestazione dopo la notizia che dalla città stanno partendo ingenti quantitativi di armi per l'esercito ucraino

La notizia è confermata, ben prima dell'attacco della Russia all'Ucraina ingenti quantitativi di armi sono partiti dal territorio italiano. Analogo discorso vale per le basi militari Usa e Nato sul territorio italiano, ad esempio la base di Camp Darby, tra Pisa e Livorno, considerata la principale struttura di rifornimento della logistica militare. In questi anni stanno potenziando la base per collegarla direttamente al porto di Livorno e alla ferrovia e così favorire il rapido trasporto di armi negli scenari di guerra. I vari pacifisti dell'ultima ora hanno per anni taciuto su queste grandi opere attorno a Camp Darby realizzate con la attiva partecipazione delle amministrazioni locali.

Alla manifestazione di sabato 19\3 convergeranno varie realtà da quelle no green pass della Toscana che hanno accolto la piattaforma di indizione perché è chiara su alcuni punti ossia: la contestazione serrata alla gestione della pandemia e della guerra, il rifiuto della equidistanza che porta solo acqua al mulino della guerra e degli interventisti (il che non significa avere simpatie per Putin), collettivi e realtà sociali e studentesche, la Cub, i Carc e il Partito Comunista.

Ci saranno in realtà due manifestazioni, la nostra e quella promossa successivamente da Usb e da Potere al Popolo. Due concentramenti distinti per poi fondersi in un unico corteo e ci auguriamo anche in una grande assemblea contro guerra e militarizzazione dei territori

Agli appelli non sono pervenute risposte da parte di movimenti, ad esempio Non Una di Meno, delle realtà antagoniste, dei Cobas e del Partito della Rifondazione Comunista, ci auguriamo tuttavia di vederli in piazza.

Quali sono i contenuti della vostra manifestazione?

Il rifiuto della Nato e della militarizzazione dei nostri territori, la individuazione dell'allargamento della Nato come una delle cause di questa guerra e l'offerta di far entrare Georgia, Moldavia e Ucraina nell'area dell’Unione Europea. Di questo ha anche parlato l'assemblea autorganizzata degli operai meccanici a Guasticce mettendo insieme la gestione della guerra e della pandemia, l'attacco alle classi lavoratrici derivanti dai processi di ristrutturazione capitalistici. La scelta di contestare l'utilizzo delle basi militari Usa e Nato e l'invio delle armi all'Ucraina ci ha portato a scegliere non una manifestazione rituale ma un momento di opposizione al Governo Draghi e allo stato di Emergenza nel nome del quale hanno  approvato il super Green pass ripristinato, con accordi sindacali, i licenziamenti collettivi e gli sfratti, scongiurato ogni rinnovo contrattuale con recupero effettivo del potere di acquisto, introdotto norme liberticide e una gestione capitalistica della crisi per occultare i progressivi disinvestimenti in materia di salute, scuola e sanità

Gli altri contenuti?

Da 30 anni viviamo in uno “stato di emergenza permanente” a favore del quale gioca anche l'uso pubblico della storia che vuole costruire una vulgata ufficiale a tutela del capitalismo e dei suoi dispositivi. Lo stesso avviene oggi sulla guerra.
Siamo in presenza di un clima di violenza morale e mediatica spinta alle estreme conseguenze per cui l'azione sindacale, politica e sociale ma anche lo stesso operato della Giustizia deve muoversi dentro un alveo incompatibile funzionale allo stato di emergenza. Questa sorta di incantamento permette di deturpare le forme democratiche tradizionali, dividere la forza lavoro facendola parteggiare, grazie all'operato dei sindacati principali, a favore dell'Ucraina, renderla ben disposta al sostegno della Nato. Noi ricordiamo e facciamo nostro l'insegnamento di Lenin che nel 1916 scisse il famoso testo sull'imperialismo per rivendicare estraneità e autonomia del movimento operaio dai nazionalismi contrapposti, oggi invece i principali sindacati sembrano ripetere le scelte scellerate che portarono a parteggiare per le varie coalizioni impegnate nella Prima Guerra Mondiale e spianando così la strada all'avvento del fascismo e del nazismo.

Se l'Italia va alla guerra, bisognerà prepararci ai sacrifici?

Vogliono far passare i tagli e sacrifici, che già si intravedono all'orizzonte, come una scelta obbligata per accogliere con favore l'aumento delle spese militari e utilizzo della produzione a fini di guerra. Il neokeynesismo di guerra è la risposta alla crisi di sovrapproduzione e il modo per uscire dalla crisi con l'ennesimo ricorso ai conflitti armati.
Questa guerra è diversa dal passato perché vede un ruolo attivo della Ue che non a caso parla di esercito europeo e sta lavorando attivamente a sostegno militare e politico della Ucraina (da annettere alla Nato e all'area Euro) per riportare sempre più paesi sotto l'ombrello atlantico. Questa guerra avrà conseguenze ben definite anche nei prossimi anni, determina un cambio di rotta e di strategie per Usa e Ue. e nel frattempo gli Usa stanziano 1 miliardo di dollari in aiuti militari per Kiev.

Intanto la martellante propaganda mediatica spinge l'opinione pubblica a scendere in campo...

Non è vero che si tratti della prima guerra in Europa, c'è stata quella del 1999 con i bombardamenti Usa e Nato nella ex Jugoslavia, guerra nata come questa per definire e accaparrarsi i nuovi corridoi energetici. E allora accadde come oggi, qualcuno parteggiò anche a sinistra per gli amici degli imperialisti. La guerra sta già dando vita a fenomeni speculativi, dei quali parlava ad esempio Il Fatto Quotidiano, l’assenza di aziende pubbliche statali e il dominio dei monopoli privati determina la speculazione sulle forniture di gas e di petrolio ma è anche occasione per accelerare verso la cosiddetta transizione ecologica che poi significa nucleare, rigassificatori e gas acquistato dagli Usa a prezzi più cari.  E i nessi con il Piano nazionale di resistenza e resilienza sono assai evidenti. Le sanzioni favoriranno l'economia Ue, nutriamo seri dubbi che aiutino i paesi europei.
Questa situazione determinerà la crisi dei paesi più deboli della Ue come l'Italia, ma anche la crisi della stessa Ue e a tal riguardo basta vedere chi beneficerà delle nuove forniture di gas, petrolio e di mais dopo le sanzioni. L'arrivo dei prodotti agricoli geneticamente modificati avrà a sua volta un impatto negativo sulla nostra salute e sulla stessa filiera alimentare.
Questa guerra sancisce la doppia morale occidentale, basti vedere cosa sta avvenendo nella
gestione dei migranti e le scelte operate che vedono paesi ostili ai migranti in prima fila nella accoglienza dei profughi ucraini. Una doppia morale che strombazza il diritto di accoglienza per alcuni negandolo ad altri. E poi sono scesi in campo tanti intellettuali degli anni Sessanta e Settanta, molti o la maggioranza dei quali a favore dell'intervento militare Usa e Nato, la loro scelta si dice sia mossa da fini umanitari, il classico specchietto per le allodole visto che la guerra non ha niente di umanitario, è piuttosto la negazione della umanità

E l'invio delle armi da porti ed aeroporti?

L'invio delle armi dall'aeroporto militare è decretato come segretissimo al pari di quanto oggi avviene, a nostra totale insaputa, dentro le basi militari Usa e Nato sul territorio italiano.

E la circolare dello Stato maggiore dell'esercito non ammette dubbi: ci dice espressamente che l'esercito deve essere in condizione di attivare ogni corpo e tipo di arma con la massima efficacia ed efficienza possibile.

Ricordiamo i portuali che oggi sotto processo per essersi rifiutati di caricare e scaricare armi. L'approvvigionamento delle armi è iniziato mesi prima dell'inizio della guerra, a conferma di un conflitto annunciato e per far scoppiare il quale Nato, Ue e Usa hanno operato scientemente nell'ombra salvo poi assoldare l'opinione pubblica a fianco dell'Ucraina aggredita tacendo su innumerevoli episodi come i bombardamenti ucraini contro le popolazioni civili del Donbass.

A cura della redazione pisana di Lotta Continua

 

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