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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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La scuola resiste e sciopera contro Renzi

La scuola resiste e sciopera contro Renzi

Dopo aver attaccato le condizioni di esistenza di tutti i lavoratori, precarizzando lavoro, reddito, età pensionistica, dopo aver liquidato quel che restava dello Statuto dei lavoratori consegnando i dipendenti all’arbitrio del comando padronale, dopo aver trasformato in senso autoritario la rappresentanza parlamentare in nome del principio della “governabilità”, i governi della crisi hanno messo a punto una ridefinizione della scuola e della formazione che risponde ai desiderata delle classi dominanti italiane ed europee.

La politica scolastica del governo Renzi non fa altro che chiudere la linea retta che inizia con i dispositivi di Giovanni Berlinguer, prosegue con Moratti e Gelmini e si completa con quella che, con un espediente linguistico, è stata chiamata “Buona scuola”.

Le linee generali di questa controriforma raccolgono integralmente le indicazioni dell’ERT (la potente lobby di multinazionali europee, una specie di Confindustria europea) e i “suggerimenti” della Confindustria nostrana messi a punto attraverso l’Action Plan. Questa incalzante attenzione delle classi dominanti nei confronti della scuola risponde a due ordini di motivi:

  • Mettere le mani sul mondo della formazione che rappresenta un gustoso boccone che in soldoni rappresenta in Europa il doppio del fatturato del mercato mondiale dell’automobile.
  • Trasformare in modo definitivo la funzione sociale della scuola affinché produca una merce umana con le competenze adeguate al nuovo modo di produrre e con una forma-mente flessibile e quindi adatta alle veloci trasformazioni del mercato del lavoro. In altre parole che accetti la condizione di precarietà come un fatto naturale.

La riforma targata Renzi-Giannini è un disegno politico che riguarda tutto il sistema formativo di ogni ordine e grado. Si tratta di un velenoso intruglio fatto di presunto efficientismo aziendalistico, aumento delle disuguaglianze fra studenti, scuole e territori, finanziamenti alle scuole private, competizione fra insegnanti e studenti in un luogo che dovrebbe essere di cooperazione. Al dirigente-podestà scolastico viene assegnata, nei fatti, la facoltà di scegliere e confermare gli insegnanti “rottamando” il principio della libertà di insegnamento. L’introduzione dell’obbligo di 200-400 ore di alternanza di scuola-lavoro (che “fa curriculum”) è finalizzata a educare gli studenti al lavoro gratuito, al fatto che il lavoro è un favore che ti fa il padrone.

Oltre ad aver prodotto una dispersione scolastica già nel periodo della scuola dell’obbligo scardinando il tempo pieno, la scuola dei tempi “moderni” da 7 anni non rinnova i contratti ai suoi lavoratori e non garantisce la sicurezza degli edifici scolastici.

Questo triste ritorno della scuola del passato può essere contrastato con decisione solo attraverso una resistenza duratura, boicottando la sua attuazione concreta. Organizzando studenti, famiglie e insegnanti nella direzione della diserzione dai programmi di alternanza scuola-lavoro, lottando contro la selezione che emargina gli ultimi.

COLLETTIVO LOTTA CONTINUA

Maggio 2015, supplemento a Lotta Continua n.2                                                                                                 

 Autorizzazione del Trib. di TO n° 13 del 13/03/2012.

 

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