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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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Perché serve una Patrimoniale?

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La proposta di una patrimoniale del 10% sul 10% più ricco del paese interessa veramente le realtà sindacali e conflittuali presenti nel paese? E qualora la risposta si affermativa, ipotesi tutt'altro che scontata, quali saranno gli strumenti e i percorsi per costruire una mobilitazione finalizzata al raggiungimento di questi obiettivi?

Secondo noi di Patrimoniale si parla poco e male, lo si fa spesso nascondendosi dietro a concetti ideologici e a una lettura della realtà che non tiene conto degli effetti pandemici sulla distribuzione di reddito e ricchezze.  Sembra quasi un errore rivendicare la tassazione dei capitali in un paese nel quale pagare meno tasse è diventato lo slogan più gettonato includendo tra i fautori i lavoratori autonomi, anche di seconda generazione, i lavoratori dipendenti e i pensionati.

Molte volte ci siamo imbattuti in parole d'ordine roboanti, condivisibili ma lontane dalle realtà, ad esempio ove si parla di socializzare i profitti e di nazionalizzazioni sotto il controllo operaio; senza dubitare della bontà di questi obiettivi non vediamo in giro alcuna consapevolezza effettiva sui percorsi da costruire almeno per sensibilizzare numeri crescenti di lavoratori e lavoratrici che non siano la solita cerchia dei politicizzati.

 Per quanto ci riguarda il ragionamento da fare è semplice: con il covid sono cresciute ulteriormente le disuguaglianze sociali e il nostro sistema sanitario pubblico ha bisogno di essere potenziato, lo stesso dicasi per i settori della Pa. Con quali soldi? Andandoli a prendere da chi ha accumulato negli ultimi 30 anni enormi profitti beneficiando di aliquote fiscali favorevoli per i redditi da capitale. La rivendicazione è poi quella di nuove aliquote fiscali che restituiscano proporzionalità ed equità alle tassazioni, l'alternativa è che a pagare siano sempre i soliti. 

Non possiamo vergognarci davanti a una rivendicazione come la patrimoniale, nel paese concetti, e pratiche conseguenti, come quella della dell'uguaglianza sono stati sommersi da montagne di menzogne a tal punto che anche agli occhi delle classi subalterne la sete di giustizia è diventata una assurdità

Storicamente governi moderati nel dopoguerra hanno fatto ricorso a leggi patrimoniali, magari per pagare i debiti di guerra e finanziare la ricostruzione. Una guerra c'è stata negli ultimi anni, quella condotta dal liberismo contro le classi lavoratrici e subalterne a tutela del capitale e delle privatizzazioni. Sarebbe nell'interesse anche di forze moderate approvare una legge patrimoniale, non lo fanno per paura dei ricatti da parte delle associazioni datoriali e padronali. 

La rivendicazione di una imposta patrimoniale progressiva è invece uno storico cavallo di battaglia dei comunisti, qui non si tratta di fare la rivoluzione ma di abbattere le disuguaglianze e rilanciare l'investimento pubblico ben sapendo che proprio i lavoratori e le lavoratrici avrebbero tutto da guadagnarci. E una campagna per abbattere le disuguaglianze avrebbe almeno come risultato quello di sottrarre dal dimenticatoio numerose parole d'ordine avanzate che hanno per decenni influenzato socialmente e politicamente le classi subalterne.

Se in Italia non si parla di aliquote e di “imposta fortemente progressiva” la ragione sta nel fatto che da una parte ha trionfato il neoliberismo dall'altra la lettura della realtà è quella ideologica tipica degli sconfitti che misurano le loro parole d'ordine secondo parametri di purezza teorica, o meglio presunta tale, totalmente dissociati dalla realtà. E i 40 anni di neoliberismo hanno accresciuto disuguaglianze sottraendo ai redditi e allo stato sociale risorse crescenti fino alle politiche di austerità della Bce.

In Spagna il governo sostenuto da Podemos ha preso l'iniziativa innalzando di appena l'1% l'aliquota sui patrimoni superiori ai dieci milioni (oggi al 3,5%) anche se viene lasciata alle amministrazioni regionali la facoltà di decidere cosa fare nei territori amministrati creando quindi in prospettiva nuove disuguaglianze. In Italia siamo ancora più arretrati di altri paesi europei con l'aggravante che le forze sindacali più forti sono sorde a qualunque richiamo ad una patrimoniale, manca una anagrafe aggiornata delle ricchezze e delle proprietà, manca decisamente la volontà di combattere le disuguaglianze. Ecco perché serve una Patrimoniale.

Redazione pisana di Lotta Continua

(Da: https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com )

 

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